Chiuse le indagini sulla bancarotta della società. L’azienda veniva utilizzata come un bancomat personale da Tarallo.
All’interno il caso della morte dello sceneggiatore Teodosio Losito, compagno di tarallo, morto suicida. 4 indagati.
Oltre alle vicissitudini giudiziarie per il produttore Alberto Tarallo (già sotto inchiesta con l’accusa di aver falsificato il testamento del compagno, Teodosio Losito), l’affaire della Casa di produzione Ares, con base a Zagarolo, coinvolge anche tre dirigenti della Banca Centro Lazio di Palestrina.
A riportarne la notizia, tra varie ricostruzioni, anche due ampi articoli de Il Corriere della Sera ed Il Fatto Quotidiano. A quanto riportano i due quotidiani, i magistrati Carlo Villani e Stefano Pesci avrebbero proceduto a notificare quattro avvisi di garanzia che raccontano una trama fino ad oggi sconosciuta ai più.
La Ares film srl sarebbe stato un pozzo dal quale attingere fondi per spese personali e accessorie da parte dell’indagato principale, ma -con un colpo di scena- attraverso una decisione condivisa con Losito.
Losito, infatti, morto impiccato ad un termosifone nel gennaio 2019, avrebbe avuto un ruolo nelle sorti della società provocando “con dolo e per effetto delle predette operazioni il fallimento della Ares film srl“.
Stando alle ipotesi, avrebbe dissipato oltre 41mila euro senza alcuna giustificazione economico-finanziaria. Secondo il nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, che ha indagato sul caso, la società veniva utilizzata da Tarallo come un vero e proprio bancomat personale.
Tarallo, poi, avrebbe ceduto al patron dell’azienda l’archivio fotografico con le immagini di Gabriel Garko, Nancy Brilli, Giuliana De Sio, Eva Grimaldi.
Inoltre avrebbe ceduto in pegno i diritti per un progetto aziendale su uno dei romanzi di maggior prestigio del Novecento, “Memorie di Adriano”, per una somma di 350mila euro, secondo l’accusa “allo scopo di favorire, in danno dei creditori, lo stesso Tarallo”.
Tale somma sarebbe stata iscritta a bilancio prima come aumento di capitale, poi come “debito verso Tarallo per finanziamento”.
L’ultima accusa – e qui viene chiamata in gioco la Banca Centro Lazio – è sulla bancarotta “preferenziale” nei confronti della Banca, alla quale Tarallo restituì 820mila euro, “in danno ai creditori“, secondo gli inquirenti e come riportato da Il Fatto Quotidiano.
Crediti definiti “deteriorati“, ovvero non più recuperabili, vista la situazione della società. Ciò avrebbe danneggiato i “creditori privilegiati” che vantavano verso Tarallo crediti per 616mila euro.
“Per questa corrispondenza economica – secondo il Corriere della Sera – sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati il vice presidente della banca Marcello Cola, il responsabile dell’area Non performing loans Guido Zaffi Borgetti e l’addetto dell’ufficio legale Alessandro Petrucci”.
N.B. Ovviamente tutti gli indagati sono da ritenersi presunti innocenti fino al completamento dell’iter investigativo, processuale e/o sentenza definitiva.
Leggi altre notizie:
Cronaca di una morte annunciata: il Cep e le inchieste fantasma