Toccante cerimonia con grandi e bambini. Per le beghe locali, diserta l’iniziativa parte della sinistra prenestina.
di Massimo Sbardella
Palestrina. Sulla toccante cerimonia di ieri, della Giornata della Memoria, cala un’ombra fastidiosa, di quelle che dovrebbero far riflettere. A commemorare le vittime dell’Olocausto, nella giornata della liberazione dei campi di sterminio di Auschwitz/Birkenau, ci sono il sindaco, Adolfo De Angelis, il presidente del Consiglio comunale, Emiliano Fatello, diversi membri della Giunta e del Consiglio comunale, insieme ai rappresentati delle forze dell’ordine, dei carabinieri in congedo, delle scuole di Palestrina e anche alcuni cittadini. C’è pure il baby sindaco, Gabriele Tomasi con buona parte del Consiglio comunale delle ragazze e dei ragazzi, da poco rieletto, a far sentire la loro voce e il loro calore.
D’altronde, e tutti se ne riempiono la bocca ogni giorno, la memoria va nutrita e alimentata per evitare che simili episodi possano ripetersi o, non di meno, che qualcuno possa iniziare a farci l’abitudine, a pensarli una pagina di storia come tante altre. Invece no, lo sterminio degli ebrei, l’eliminazione sistematica di ogni minoranza, i folli esperimenti sui bambini sono la peggiore atrocità della storia e, proprio per questi, meritano memoria.
C’è voluto del tempo per far sì che questa giornata venisse sentita da tutti allo stesso modo. Non più una ricorrenza voluta “dalla sinistra”, in una stucchevole contrapposizione di maniera, ma emozionante per tutti. Al pari della Giornata del ricordo, il 10 febbraio, in memoria delle vittime delle Foibe perché, come ha sottolineato il sindaco De Angelis, “non ci sono vittime più importanti e meno importanti, la memoria deve riguardare tutti”.
E’ per questo che, mai come adesso, che rigurgiti fascisti e razzisti sempre più di frequente toccano il Paese, la presenza alla giornata della memoria era fondamentale. Tra i saluti del baby sindaco e di quello adulto, però, è bastato girare lo sguardo intorno al monumento ai caduti per rendersi conto che, dopo anni, in quel posto c’era un pesante “vuoto di memoria”. Pezzi importanti della sinistra prenestina, ex amministratori e/o strenui difensori di iniziative e musei dedicate alla resistenza, da sempre presenti a queste manifestazioni hanno pensato bene di non esserci. Ma sì, la Memoria dell’olocausto può anche passare in secondo ordine rispetto alle ripicche politiche locali. Talmente forte l’esigenza di prendere le distanze dal sindaco da giustificare (a loro avviso) anche un’assenza così pesante. Come se quell’assenza, quel vuoto ferisse i presenti e non milioni di innocenti che hanno perso la vita in modo orrendo. A volte basterebbe accendere la lampadina giusta.
Ciò fa riflettere al momento che il nostro paese, l’Italia tutta intendo, sta attraversando. Purtroppo non si fa altro che scontrarsi e dividersi invece che fare comunione e rialzare ed esaltare la bellezza del popolo italiano, cioè l’attenzione verso l’altro.