Intervista a Luca Pennisi, originario di Palestrina, con la famiglia in Ucraina: “La mia ex moglie sta bene, anche i bambini, sono fuori Kiev, ma sono bloccati”. I bombardamenti sono continui.

di Matteo Palamidesse

Luca, ci hai detto che stai per partire per l’Ucraina

Sto aspettando, entrerò dalla parte sud, devo andare a prendere la mia famiglia insieme ad altre persone. Vi darò aggiornamenti nei prossimi giorni (oggi abbiamo cercato contatti con Luca, per ora senza alcun esito – ndr-)

Al telefono ci hai detto che il piano di evacuazione italiano non è mai partito.

La famosa evacuazione non c’è mai stata. L’ambasciata italiana dalle prime avvisaglie ha comunicato che avrebbe costituito due punti di raccolta. Hanno fatto delle chat su Whatsapp, ma non sono mai riuscito a mettermi in contatto con la Farnesina.

Dopo ore ed ore mi hanno risposto che non ne sapevano nulla e questo al 6° giorno di guerra. I comunicati dell’Ambasciata ci dicevano di restare a casa. Nella chat c’erano le comunicazioni dell’ambasciatore e del console sui comportamenti da adottare in caso di combattimenti, ovvero che il punto di raccolta era la casa dell’ambasciatore.

Noi però non abbiamo mai ricevuto l’allerta e mi sono accorto solo la mattina che stavano per evacuare. Il Console mi ha risposto: “Deve chiamare l’unità di crisi a Roma. C’erano sei bambini da evacuare a 800 metri dalla residenza dell’ambasciatore e non sono mai stati avvertiti” .

Luca, tu che conosci l’Ucraina ed il popolo ucraino come pensi che andranno le cose

Il popolo ucraino resisterà ad oltranza e l’unica strada è l’isolamento di Putin e la sua destituzione o una sua fine come Hitler a Berlino. Chi conosce e vive l’Ucraina sa che la narrazione messa in atto dalla Russia non sta né in cielo né in terra.

Stai parlando del Donbass?

Hanno montato la storia del Donbass per una mera questione mafiosa. Già sette otto mesi fa ci sono state le avvisaglie su cosa sarebbe accaduto. Hanno ritirato fondi e denaro dai depositi ucraini, si sono rimangiati parole e promesse in questi ultimi otto anni come mai nella storia.

Il Donbass è sempre stata la fucina di Presidenti e deputati, io stesso ho dovuto ospitare un deputato, amico, quando sono arrivati i russi, perché volevano farlo fuori. Ma purtroppo ciò che vedo in Italia è che ci sono molte persone che fanno eco a questa narrazione, non sapendo nemmeno dove sia il Donbass. Parlano di nazismo e di battaglioni Azof, un centinaio di persone in tutto, giustificando quello che sta accadendo nel paese oggi, l’uccisione di civili, l’inferno che il popolo sta attraversando “

Pubblicato da Matteo Palamidesse

Vicedirettore di Numerozero, giornalista dal 2006 con la grande passione per la fotografia. Metà casa in Italia, metà in Etiopia. Divide la sua vita tra lavoro, famiglia ed amici (pochi ma buoni).

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