Resoconto del terremoto di ieri da Amatrice: le parole di un volontario della Protezione Civile di Palestrina

Dopo la scossa di ieri mattina, uno dei primi pensieri è stato per gli amici della Protezione Civile di Palestrina, ancora impegnati ad Amatrice. Il resoconto del terremoto di ieri dal campo.

Raggiungo via telefono, un paio d’ore dopo il terremoto, Daniele Ridori, storico volontario della Protezione Civile di Palestrina, impegnato con altri volontari nel Campo di Amatrice sin dalle prime ore successive al terremoto del 24 Agosto. Gli chiedo ovviamente se va tutto bene e come si sentono.

Mi risponde, che dopo aver ballato ed aver visto e sentito altri crolli, ad Amatrice ormai si vive in sicurezza, almeno dentro le tende ed i moduli nulla può succedere, anche se insomma, un terremoto è un terremoto ed anche se si è abituati ad intervenire è qualcosa di talmente potente da lasciarti sempre senza fiato.

Mi da conferma che crolli ve ne sono stati, certo c’è poco ancora in piedi e la scossa ha buttato giù quello che aveva già distrutto il 24 Agosto, anche se quando parla ci confida che di certo non vi è niente, perché è difficile capire cosa era ancora in piedi prima delle 07.41.

Sento le parole concitate di molti in sottofondo, sento mezzi muoversi e le urla di qualcuno. Daniele mi dice subito “ci sentiamo dopo, purtroppo la scossa ha spostato i generatori e buttato giù un bagno. Eh, è stata forte questa volta, davvero forte! Ora vado, mi rimetto a lavoro, ci sentiamo dopo, ti invio qualche fotografia”.

E’ uomo di parola Daniele, lo conosco da anni, ed infatti un’oretta dopo mi arrivano a scadenza, una serie di fotografie, dalle vicinanze del campo; il centro storico infatti, o meglio il cumulo di macerie che una volta era il centro del paese, è area off limits (me lo  conferma con una nota audio allegata).

Osservo con calma le fotografie insieme ad un collega e ripensando alla scossa del mattino, un brivido mi percorre la schiena. Nulla di molto diverso da ciò che siamo stati abituati a vedere fino ad oggi, ma facendo un paragone con le fotografie degli stessi posti, che altri volontari di Palestrina hanno nei loro telefoni, mi rendo conto che la furia distruttiva della scossa di ieri è stata tale da polverizzare il poco esistente, che non ha dato scampo a nulla e nessuno e che se non ci sono stati morti anche stavolta, lo si è dovuto al nulla lasciato dal precedente terremoto, al lavoro dei tecnici e dei volontari, ad un pizzico di fortuna.

Mi soffermo su un muro di cinta. Daniele mi spiega che era in piedi fino al giorno prima, era un muro di cinta di una casa adiacente il campo.

Sembra scoppiato, letteralmente andato in mille pezzi gli dico piano piano, lui annuisce per telefono, abbassando il tono della voce, mi dice “Eh già, scoppiato!”.

Mi rimetto a lavoro, pensando alla potenza di un evento del genere, alle persone già provate, agli amici. Poi controllo la posta ed apro Facebook e mi imbatto in polemiche infinite su magnitudo, tempistiche, complotti, apertura o chiusura di scuole, polemiche sul governo, sugli amministratori, sulle cause, le conseguenze, polemiche dove ognuno dice la sua, ognuno sputa la propria opinione e a volte, qualche sentenza.

Mi infervoro li per li, ma poi mollo, quasi subito; non ho la forza per rispondere.

Penso a Daniele e a tutti gli altri volontari impegnati nei soccorsi, in quelli impegnati nei centri di raccolta, su tutti i comuni colpiti, penso agli amici della Protezione Civile di Palestrina, al lavoro che svolgono ogni giorno senza distinzione alcuna e lo spazio per le polemiche svanisce, lo lascio volentieri all’oblio di un social network.

Pubblicato da Matteo Palamidesse

Vicedirettore di Numerozero, giornalista dal 2006 con la grande passione per la fotografia. Metà casa in Italia, metà in Etiopia. Divide la sua vita tra lavoro, famiglia ed amici (pochi ma buoni).

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