Leone XIV incontra i partecipanti all’evento organizzato dalla Fondazione Domenico Bartolucci per il 500° anniversario della nascita di Giovanni Pierluigi da Palestrina.
La polifonia “è una forma musicale carica di significato, per la preghiera e per la vita cristiana”. Lo sottolinea Leone XIV nel suo discorso ai partecipanti all’evento, promosso dalla Fondazione Domenico Bartolucci, nel 500° anniversario della nascita di Giovanni Pierluigi da Palestrina, grande compositore di musica sacra polifonica del Cinquecento, direttore di istituzioni come la Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, la Cappella Pia Lateranense e la Cappella Liberiana.
“Dopo aver ascoltato queste voci angeliche, sarebbe quasi meglio non parlare e lasciarci con questa bellissima esperienza“, scherza il Pontefice, dopo aver sentito il coro della Fondazione intonare la Missa Papae Marcelli di Palestrina.
“Grazie a questa ricchezza di forma e di contenuto”, la tradizione polifonica romana strettamente legata alla figura di Palestrina – ha “lasciato un patrimonio immenso di arte e spiritualità”.
E’ “in campo musicale, un punto di riferimento a cui guardare, pur coi dovuti adattamenti, nella composizione sacra e liturgica” per permettere la piena partecipazione dei fedeli “con profondo coinvolgimento di voce, mente e cuore”.
Per Papa Leone XIV “nella storia della Chiesa” questo compositore è uno di coloro “che più hanno contribuito alla promozione della musica sacra, per ‘la gloria di Dio e la santificazione ed edificazione dei fedeli’ nel contesto delicato, e al tempo stesso entusiasmante, della Controriforma.
Le sue composizioni, solenni e austere, ispirate al canto gregoriano, uniscono strettamente musica e liturgia, ‘sia dando alla preghiera un’espressione più soave e favorendo l’unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri’.

Per Leone XIV l’ascolto di questa musica aiuta ad entrare in rapporto con Dio.
Lo fa “affidando le parole a più voci, che le ripetono ciascuna in modo proprio e originale, con movimenti melodici e armonici vari e complementari”.
Il tutto viene poi armonizzato “grazie alla perizia con cui il compositore sviluppa e intreccia le melodie – spiega – nel rispetto delle regole del contrappunto, rendendole le une eco delle altre, a volte creando anche dissonanze, che poi trovano risoluzione in nuovi accordi”.
Un’unità nella diversità che ci aiuta ad entrare profondamente nel mistero della Parola.

