di Chiara Raganelli
Un debito di 833.512,30 euro pesa sulle spalle dell’ex convento di clausura femminile di via della Lungara numero 19 a Roma, noto come la Casa Internazionale delle Donne, che dal 1987 è divenuto un luogo di ritrovo politico per tutte le donne.
La struttura successivamente si è aperta anche a tematiche sociali e tutt’oggi presta servizi gratuiti in ambiti di assistenza legale, psicologica, medica, consulenza sul lavoro e centro antiviolenza per donne italiane e straniere.
La portavoce Maria Brighi mi racconta che non si tratta solo di una questione ideologica, ma politica e soprattutto morale e di aiuto pratico alle donne in difficoltà che trovano nella Casa un luogo di conforto e confronto. Dichiara, inoltre, di essere pronta a incatenarsi e ad occupare lo stabile se la burocrazia continuerà a fare il proprio corso senza trovare un compromesso.
Attualmente il bilancio interno della Casa, che non riceve nessuna sovvenzione esterna, non permetterebbe di estinguere il debito poiché chi lavora al suo interno presta servizio volontariamente e Maria Brighi rivendica il fatto di aver mantenuto l’edificio in condizioni ottimali provvedendo al pagamento delle bollette. “Occuperemo la Casa che è nata dalle lotte”, ha affermato.
Ora in molte aspettano la scadenza dei trenta giorni previsti dall’ingiunzione di pagamento ricevuta per il mancato affitto reso al Comune di Roma e i futuri risvolti che deriverebbero dalla procedura coattiva sia per il recupero del credito sia per la requisizione del bene.
Nel frattempo, sui social è stato lanciato l’hashtag #lacasasiamotutte per sensibilizzare donne e uomini al problema ed è possibile firmare una petizione online per evitare la chiusura della Casa internazionale delle donne.