Da Roberto Papa, partito socialista Palestrina, riceviamo a pubblichiamo una riflessione sulle elezioni a Palestrina di giugno e sulle primarie in vista.

di Roberto Papa

Occorre avere una strategia non del giorno per giorno ma di lungo periodo, almeno sui cinque anni, che ovviamente va praticata quotidianamente e non tirata fuori dal cappello del mago solo perché un’altra strada non è percorribile.

Se le ipotesi descritte da Massimo Lulli, nel suo articolo, pubblicato su NumeroZero del 27 u.s.,  saranno confermate il campo (largo o stretto) di centrosinistra si cimenterà con le primarie di coalizione, in cui si dovrà scegliere, al momento, tra due candidati, sulle cui persone ovviamente non c’è nulla da dire, ma si ragiona sul profilo politico.

Il primo candidato: usato sicuro

Il primo candidato, indicato dal PD, viene da lontano, potremmo dire “l’usato sicuro” anche se dopo che si è parlato di “cambiamento della classe dirigente”, il famoso “ascensore politico”, vediamo nuovamente riproporre un nome che viene dal passato, di giunte non particolarmente “felici”, e dove il ricambio generazionale tanto sbandierato tarda a venire.

Il secondo candidato: 5 anni con una civica

Il secondo candidato, uscito dal PD nel 2019, sbattendo la porta, viene transitato da caronte con la sua lista Palestrina Democratica (voti presi nel 2019 n.712, 5,99%) nella giunta di Moretti, ottenendo sia il seggio di consigliere per lui, che lo scranno di assessore per suo amico di Lista Civica .  Alchimie della politica! L’ira funesta della Polucci si può ben capire. Una lista, che non faceva parte della coalizione vincente, saltando sul carro del vincitore, ottiene un consigliere e un assessore. Uno scacco alla Regina non c’è che dire!

Il terzo scranno di sindaco: la donna che rompe gli equilibri

Terzo, almeno per ora dichiarato, concorrente allo scranno di sindaco la Polucci che corre in solitaria, con il suo simbolo “Palestrina in Comune+Verdi” che nel 2019 raccolse  792 voti (6,6%) e come coalizione con +Europa prese  1.238 voti (10,02%). “E venne la donna” ci verrebbe da dire che come tutte le donne, rompe gli equilibri. Scontato il rifiuto di sedere al tavolo delle trattative di centrosinistra,  accanto a chi per cinque anni è stato accusato di averle  “rubato” il posto di consigliere, pur avendo preso meno voti, e fuori dalle logiche del “a fra che te serve” in ragione dei voti “offerti”, oggi è l’unica novità e non solo perché donna, una donna non fa “primavera”, ma perché se giocata bene potrebbe rappresentare quel mondo  cattolico democratico e  socialista umanitario e liberale, che aspirerebbe ad una sua rappresentanza in comune, proponendo però una squadra di governo che si basi su forti idealità, competenza, professionalità e queste caratteristiche sappia prima di tutto riversarle su un apparato amministrativo che oggi risulta “affaticato”, per essere gentile.

E se la Giunta si annunciasse prima del voto?

E la mossa del cavallo potrebbe essere quella di annunciare i membri di giunta prima del voto, in modo dare la possibilità, in piena trasparenza, di scegliere agli elettori. Si eviterebbero quegli squallidi balletti sulle note del “manuale Cencelli” e si offrirebbe un valore aggiunto alla sua candidatura, che potrebbe rappresentare anche per la sua area cattolica, in caso di vittoria, quello di riprendere le redini della “casa politica” e non solo sentirsi “ospite” qualche volta anche mal sopportato.

Si potrà dire che la Polucci è una parvenu della politica, rispetto agli altri ben più “rodati”, ma qui a parlare c’è la storia familiare, che per un cattolico conta,  e poi la sicura professionalità che è data sia dalla professione che svolge (il doversi rapportare ogni giorno con decine di persone) sia dalla formazione in Azione Cattolica. Certo dovrebbe smussare un po’ quel carattere tipico dell’integralismo religioso e capire che la politica è confronto e mediazione, anche compromesso quando serve, purché alla luce del sole.

Qualora, non è ancora detto, si dovesse andare alle primarie con due soli nomi si rischia di allontanare dall’area della sinistra altri potenziali elettori verso il non voto (molto probabile, vedi Sardegna) o verso la destra che alla fine si presenterà unita, sperando che anche lei non faccia la mossa del cavallo e presenti un candidato sindaco “forte”.  Vedendo poi il voto sardo non si può fare a meno di pensare che la scelta di uno o l’altro candidato possa essere “sporcato” dal voto di truppe cammellate ispirate dalla coalizione avversaria, in Sardegna si dice che 40.000 voti di destra sono confluiti sul candidato presidente di sinistra, per via di quella perversione elettorale chiamata “voto disgiunto”. Noi, per fortuna non abbiamo il “voto disgiunto” e quindi la destra potrebbe giocare d’anticipo con le primarie, avendo  tutto l’interesse a scegliersi un avversario, ovvero un candidato sindaco che conosce bene avendoci governato per oltre tre anni.

Le primarie avrebbero un senso se i candidati siano espressione di quell’area, ma al momento solo uno ne ha le caratteristiche. L’altro sceso dal carro dell’ex sindaco, a cui ha pure espresso la fiducia esattamente un anno fa, e dimentico la vicenda su “Tullia Zevi divisiva”, oggi si presenta nella sua ex area “non con la coda tra le gambe” ma con la “supponenza” di chiedere voti per candidarsi a sindaco proprio a quei compagni da cui si è allontanato o è stato allontanato. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i compagni del PD.

La soluzione non è facile da trovare nel campo della sinistra. Il centro democratico della Polucci potrebbe essere una buona soluzione perché diventi federatore di forze che rappresentano le varie aree. E allora? Polucci esca allo scoperto proponendosi lei come candidato sindaco federatore di un’area più ampia di quella che attualmente rappresenta, chiamando alla “pugna” uomini e donne che rappresentano le tante anime della città, che sono pronte a “servire” questo paese e non da questo essere servito: “a fra’ che te serve” o peggio “in cambio quanti voti porti”. Dismetta l’immagine della donna che non deve chiedere mai. Accetti di confrontarsi ed eventualmente mediare.  Presenti un programma di pochi e basilari punti che faccia ripartire prima di tutto il “motore economico” della città. Basta con la favoletta che ci raccontiamo sul rilancio del turismo. Una città in stato preagonico cosa volete che rilanci! E soprattutto non saranno quattro turisti, comunque meglio di niente, a risollevare la vita di questo antico e nobile paese. Basta fare pochi chilometri per rendersi conto che solo un rinnovato tessuto economico può ridare vita alla città. Purchè un certo ambientalismo “nimby”, quello del no a tutto ciò che sa di moderno e con una prospettiva rivolta al futuro,  non si metta di mezzo.  Per chi viene dal mondo cattolico viene prima “la famiglia” nella sua declinazione economica, culturale, affettiva e poi le brioches.

Diceva Keynes:

“Se l’impresa è sveglia, la ricchezza si accumula, non importa quel che faccia il Risparmio; se l’impresa dorme la ricchezza decade, qual che sia la sorte del Risparmio”.

Roberto Papa
Partito Socialista Italiano (Sezione Palestrina)

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