Colleferro , nuovo rapporto epidemiologico. Re.Tu.Va.Sa. lancia l’allarme

A seguito del rilascio del nuovo rapporto epidemiologico su Colleferro, la Rete Tutela Valle del Sacco rilascia un comunicato, dove riferisce come allarmante la situazione, e “un macigno” le disposizioni Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione (DEP) del Lazio.

«È stato di recente pubblicato dal Comune di Colleferro il nuovo rapporto di “Sorveglianza sanitaria ed epidemiologica della popolazione residente in prossimità del fiume Sacco” identificato come “rapporto tecnico delle attività 2013-2015” ed elaborato dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione (DEP) del Lazio.

Ci siamo lasciati con il rapporto di sorveglianza nel 2013 le cui conclusioni sull’incidenza sanitaria del Beta-HCH non erano molto incoraggianti.

Tra le conclusioni si leggeva “In particolare sono state osservate perturbazioni del pattern lipidico, della funzionalità renale e della steroidogenesi, interessando anche gli ormoni sessuali nelle sesso femminile. E’ stata osservata infine una chiara associazione con alterazioni cognitive.”

Il nuovo rapporto aggiunge ulteriori elementi di preoccupazione per chi risulta contaminato dal pesticida.

Tra il 2013 ed il 2015 e stata eseguita la seconda fase della sorveglianza nell’ambito della quale sono state contattate 690 persone, di cui 602 hanno aderito.

Si parte da una conferma negativa e cioè che per quanto riguarda il Beta-HCH la concentrazione media riscontrata nel sangue delle persone esaminate non si discosta da quanto rilevato nelle passate indagini ad indicare che la contaminazione umana è persistente.

Inoltre in questa fase è stata analizzata la presenza di altri inquinanti e la concentrazione ematica di alcuni di essi in particolare l’HCB, Trans-nonachlor, p,p’-DDE e PCB, risulta correlata con quella del Beta-HCH condividendone le caratteristiche di associazione. “Tale dato sta ad indicare che la contaminazione del Beta-HCH non e stata isolata ma si e accompagnata, seppure in modo minore, a quella di altri contaminanti chimici persistenti che coesistono nell’organismo.”

Lo studio inoltre ha approfondito altri aspetti degli effetti del Beta-HCH riscontrando un effetto specifico dell’inquinante organoclorurato su diversi sistemi, in particolare sull’apparato cardiovascolare e sulle funzioni metaboliche, con approfondimento e possibile conferma dei risultati raggiunti attraverso lo sviluppo longitudinale della sorveglianza sanitaria ed epidemiologica attualmente in corso.

Colpiscono però le raccomandazioni finali del DEP Lazio che per la prima volta, per quanto di nostra conoscenza, da delle indicazioni che sono un macigno:

“La contaminazione del fiume Sacco rimane un disastro ambientale di proporzioni notevoli che ha comportato una contaminazione umana di sostanze organiche persistenti considerate tossiche dalle organizzazioni internazionali. Proprio perché la contaminazione e purtroppo persistente non esistono metodi di prevenzione e di rimozione dell’inquinante. Si tratta di un episodio che ha implicazioni etiche, politiche e sociali di livello nazionale. Le autorità locali hanno il dovere di informare la popolazione, di salvaguardarne la salute specie dei gruppi sociali più deboli, di offrire l’assistenza sanitaria adeguata, e di garantire un continuo monitoraggio epidemiologico e sanitario. E’ ovvio che tale assistenza dal punto di vista della tutela sociale e sanitaria del servizio sanitario si deve accompagnare ad un impegno istituzionale coerente per il risanamento ambientale.”

Questo finale si commenta da solo, in sintesi evidenzia l’assenza di strumenti e pratiche in grado di fornire una adeguata e capillare informazione sanitaria ai cittadini, indirettamente mette sotto accusa le politiche della Regione Lazio che ha operato tagli sulla sanità in un territorio che richiede una riorganizzazione ed un incremento delle risorse a disposizione del sistema sanitario. Evidenzia ciò che è arcinoto all’opinione pubblica e cioè che i settori di popolazione economicamente e socialmente più deboli sono privati di una reale assistenza sanitaria di carattere preventivo e curativo.

Queste considerazioni valgono in particolare per tutte le aree comprese all’interno dei nuovi confini del Sito di Interesse Nazionale, caratterizzate da una complessità di fenomeni di inquinamento ambientale con danni correlati alla salute umana di lungo periodo.

Il richiamo alle autorità, alle amministrazioni locali è pacato nei toni e drammatico nella sostanza, ci dice sono inadeguate logiche politiche che facciano semplicemente appello all’onesta ed alla razionalità delle pratiche amministrative.

La difesa della salute e dell’ambiente è possibile solo con una radicale opposizione a politiche che spingono alla privatizzazione di ogni servizio di pubblica utilità, alla riduzione ai minimi termini delle risorse della pubblica amministrazione a tutti i livelli. Sono politiche che negano diritti fondamentali della persona umana, tolgono ogni possibilità di autodeterminazione ed autogoverno alle comunità locali.

Sistema sanitario, ciclo dei rifiuti e bonifica delle aree inquinate sono tre questioni strettamente correlate nei nostri territori che richiedono per essere affrontate un intervento di carattere sistemico, una pianificazione di lungo periodo, risorse adeguate e la piena partecipazione delle comunità locali, partendo da una capillare informazione e formazione, mirata alle specifiche condizioni sociali e culturali dei cittadini”.

Pubblicato da Matteo Palamidesse

Vicedirettore di Numerozero, giornalista dal 2006 con la grande passione per la fotografia. Metà casa in Italia, metà in Etiopia. Divide la sua vita tra lavoro, famiglia ed amici (pochi ma buoni).

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