Dopo due giorni consecutivi di lavori d’aula, il Consiglio regionale del Lazio, presieduto da Daniele Leodori, ha approvato la legge sul welfare. La nuova norma riforma i servizi sociali, finora regolati da una norma del 1996, con 28 voti favorevoli, sette contrari e sei astenuti.
“La persona – commenta Leodori – torna finalmente al centro di un sistema sociale integrato. Nessuno, soprattutto i soggetti più fragili, sarà più lasciato solo dalla rete di assistenza. Ora il Lazio, con la legge appena approvata, ha una nuova bussola per orientarsi nella progettazione e realizzazione degli interventi”.
Obiettivo della riforma è definire un modello di welfare regionale più aperto alla partecipazione dei soggetti pubblici e privati che operano nel sociale; più efficiente ed efficace sotto il profilo della programmazione, dell’organizzazione e della gestione dei servizi; più attento ai bisogni delle persone più deboli e fragili sia dal punto di vista sociale che sanitario.
Il Lazio potrà così contare su un welfare “plurale”, con un sistema allargato di governo basato sulla gestione dei servizi da parte dei comuni in forma associata.
Terzo settore, associazionismo, cooperazione e impresa sociale saranno chiamati ad una partecipazione sistematica alla definizione degli interventi per promuovere la progettualità e l’innovazione sociale.
Strumento privilegiato della programmazione delle politiche sociali sul territorio del Lazio sarà il Piano sociale regionale. Nascerà inoltre il Sistema informativo dei servizi sociali della Regione (Siss). Prevista, poi, una serie di strumenti per garantire la qualità degli interventi e dei servizi. La nuova legge viene finanziata, per l’anno in corso, attingendo ai capitoli di spesa già iscritti nelle disponibilità del 2016 dell’assessorato alle Politiche sociali, per circa 150 milioni di euro, di cui 80 derivanti da assegnazioni statali, 25 da risorse comunitarie.
Il testo, di iniziativa di Giunta e composto inizialmente da 71 articoli, si ispira ai principi della legge quadro nazionale 328/2000. Circa 170 (sui 764 inizialmente depositati) gli emendamenti approvati nel corso dell’esame della proposta. Due, invece, gli articoli aggiuntivi che hanno ricevuto il via libera dell’Aula. L’articolo 6 bis, proposto da Forza Italia, riconosce una serie di diritti degli utenti: una compiuta informazione sulla disponibilità delle prestazioni socioassistenziali e sulle modalità di erogazione; la riservatezza e il segreto professionale degli operatori; la partecipazione alla scelta delle prestazioni. L’articolo 9 bis, presentato del Movimento 5 stelle, disciplina le politiche in favore di bambini e adolescenti per la prevenzione e il trattamento del disagio psicopatologico.
L’ultimo articolo ad essere esaminato, dopo essere stato accantonato, ha riguardato l’integrazione e l’inclusione sociale delle persone immigrate, inclusi Rom, Sinti e Camminanti. Una misura aspramente contestata dall’opposizione di centrodestra, che a più riprese aveva invece tentato di introdurre dei meccanismi premianti a vantaggio di residenti comunitari, specie nel caso di scarsità di risorse disponibili.
I commenti a caldo:
Eugenio Patané: “Stanotte, mentre nel mondo succedeva di tutto, abbiamo approvato in aula la legge regionale sul welfare attesa da 16 anni. Per tre legislature non si era riusciti a dare attuazione alla famosa legge 328 nazionale. Ci siamo riusciti”.
“Una legge complessa – prosegue Patané – di oltre 70 articoli che mette al centro la persona ed introduce al suo servizio innovazioni importanti. Dal budget di salute alla carta sociosanitaria, dagli sportelli unici per semplificare e migliorare l’accesso all’assistenza ad una forte integrazione tra servizi sanitari e sociali e una riorganizzazione dell’offerta che garantirà un’assistenza uguale per tutti i cittadini. Una legge che attraverso questi strumenti operativi aiuterà le famiglie con anziani e disabili, i minori con disagi e le vittime di violenza, il contrasto alle dipendenze, alla povertà e all’emarginazione, e a favorire la solidarietà nelle comunità. Quando si dice costruire finalmente la Regione di tutti, oggi può diventare davvero realtà”.
Per Teresa Petrangolini “Il tratto più innovativo è la centralità della persona e della sua dimensione vitale e affettiva. Sono molto soddisfatta anche per l’accoglimento del mio emendamento sul caregiver. La Regione potrà finalmente sostenere tutte quelle persone (una su quattro secondo l’ISTAT) che si prendono cura volontariamente e gratuitamente di una persona cara non autosufficiente”.
“Aumenterà, quindi, la tutela dei diritti in campo sociale e sanitario – continua Petrangolini – migliorerà la qualità dei servizi erogati, anche grazie all’istituzione dell’Ufficio di tutela e garanzia dei diritti degli utenti, che, come una specie di “difensore civico sociale”, si occuperà delle segnalazioni e dei reclami da parte degli utenti e delle loro associazioni rappresentative. Ci saranno più spazi di partecipazione e per la prima volta nella storia di questa Regione, dopo il Piano sociale del 1999, ci sarà una disciplina regionale di attuazione della legge nazionale sull’assistenza sociale”.