Gli studenti riconquistano il territorio, e ci fanno una lezione di Humanitas

Al ventennale della morte di Fabrizio de André l’istituto superiore Eliano Luzzatti apre le porte a Palestrina ed anima uno dei soliti noiosi venerdì sera paesani.
Venerdì 11 gennaio 2019 riscopriamo la Scuola, non quella particolare di Palestrina ma l’istituzione che fa vedere il suo potenziale ruolo di centro culturale e di innovatore civico territoriale.
La V edizione della Notte Nazionale del Liceo Classico, che quest’anno sta registrando la partecipazione di ben 433 Licei Classici su tutto il territorio italiano nasce dall’idea del prof. Rocco Schembra, docente di Latino e Greco presso il Liceo Classico Gulli in provincia di Catania, in altre scuole dura fino a mezzanotte, da noi la notte finisce alle 10… ma ci basta.

Ci basta per capire che non è una banale autogestione ma qualcosa di più grande, al suo interno studenti, professori, genitori ed esterni alla scuola collaborano per costruire qualcosa di diverso, di nuovo, e ci riescono. 
Gli studenti, coordinati al professor del Monaco, scelgono il tema generale dell’Humanitas ed organizzano l’evento con zelante attenzione, sono alcuni gli inviti, il più presente è Special Olympics che con le loro magliette rosse faranno da amalgama all’iniziativa e porteranno un importante contributo con i corsi dedicati a ragazzi disabili e, riprendendo il loro motto, un atleta, un volontario, un membro della famiglia alla volta contribuiranno a rendere la scuola più gioiosa ed inclusiva.
L’iniziativa ha un positivissimo riscontro nelle persone a cui ho chiesto vari pareri. Una studentessa nel corso su Comenio, il primo pedagogista della storia, mi dice: “E’ bellissimo, gli studenti diventano docenti e ci responsabilizziamo, in questo modo ci rendiamo conto della fatica dei professori e una volta tornati in classe avremo più rispetto del loro lavoro”; un altro invece: “Dobbiamo imparare per forza quello che esporremo alle persone e lo facciamo giocando, non è più faticoso e scardina il modello della lezione frontale.

Il tema di quest’anno è azzeccato, infatti, diversamente dagli altri anni, riesce a collegare tutti gli indirizzi di studio: il Classico ripercorre l’Humanitas dei filosofici Greci e Latini, il mito degli Argonauti e chi fa Scienze Umane impara a rapportarsi con chi non conosce” poi parlando con un rappresentante degli studenti, Leonardo Grosso, capisco che anche i Geometri del (ex) Luzzatti sono integrati nel percorso costituendo una vera unità fra i due istituti che contribuisce a fare comunità e dissipare pregiudizi.

Nella mia mistica passeggiata di sondaggio incontro Fabrizio Mattogno, conosciuto durante l’assemblea d’istituto di novembre, travestito da Frankenstein e col celebre libro di Shelly in mano, mi racconta dell’iniziativa “La notte dei libri viventi” della professoressa Mattogno che non tarda a comparire intorno a noi, ed io non mi lascio scappare l’occasione per scambiare due chiacchiere e farmi raccontare dell’idea.

La professoressa mi prende in confidenza e mi racconta della sua idea già concretizzata a novembre: consiste nel travestire alcuni ragazzi da personaggi di libri, impossibile non notarli visto che il carnevale non è proprio alle porte, e farli andare in giro per scuola a raccontare dei loro testi, un modo divertente e inedito per introdurre i classici ai più giovani. L’iniziativa andava a braccetto con Literary Jukebox  in cui alcuni studenti impersonavano sonetti e canzoni e a richiesta li recitavano.
Tra le altre iniziative mi imbatto in un simpatico corso sul vino che ripercorre storia, usanze e una dimostrazione della reazione con sostanze acide e basiche che quasi per magia fa cambiare colore al vino bianco facendolo diventare rosso; alla fine del percorso, istallato in un’aula al secondo piano, c’era anche una degustazione di vino rigorosamente presieduta da un’adulta che ammoniva profeticamente tutti coloro che si avvicinavano: “solo i maggiorenni!”.
Tra un corridoio e l’altro, alla ricerca dei corsi più interessanti, vengo piacevolmente interrotto da un raggruppamento di persone fermatesi intorno a dei ragazzi che recitavano poesie latine e greche, tradotte simultaneamente in italiano e accompagnate dal soave suono di un violino. Qui ho un’interessante chiacchierata con il padre di una ragazza del primo anno: Giacinto mi racconta che è la sua prima volta che partecipa ad un evento del genere e ne è gradevolmente sorpreso, anche lui percepiva la valenza istruttiva dell’evento, sia per il tema della Notte, attualissimo, che per le modalità che rendono gli studenti professori e i professori, genitori e me, studenti.
Altri corsi che vorrei citare sono uno in cui si misurava l’autostima, un altro importantissimo affrontava il tema della violenza di genere ed un altro ancora il razzismo ai quali purtroppo non ho avuto modo di partecipare ma che si presentavano in modalità di dibattito. Fra corsi vivacizzati da studenti ferventi e corridoi musicali c’era un’aula in cui dalle 19 facevano spettacolini teatrali classici ma il tutto in chiave moderna.
Descrivere tutto sarebbe impossibile ma il fulcro dell’iniziativa è lodevolissima, confrontandomi con i Rappresentanti degli studenti conveniamo tutti sull’importanza di ridare una nuova linfa alla cultura e alla scuola, in particolar modo di questi tempi in cui tagli e “distrazione” politica su questo tema sono all’ordine del giorno, e forse ben studiati; in questo modo la scuola diventa per una sera (speriamo che un giorno lo sarà per sempre) un polo culturale di riferimento per il territorio e non solo un nozionificio che sforna diplomi; anche se la marchetta è palese e perfettamente in linea con la logica “facciamoci vedere così facciamo iscrizioni”, non mi sento di negare che molti studenti mi hanno detto che è un bel modo per far vedere la scuola, mi sono sempre chiesto se questo pensiero sia qualcosa di simile al patriottismo o più vicino alla così detta responsabilità istituzionale, se fosse solo per questo non saebbe una bella iniziativa ma per fortua c’è tutto il resto.

Ci hanno dimostrato che l’apprendimento è parente di divertimento e che il cambio di prospettiva per far vedere che una scuola diversa è possibile e concreta.

La poca passione, la timidezza degli studenti, forse l’estraniamento ed il non sentirsi protagonisti, e neanche parte, del proprio  tempo sono caratteristiche che possono essere invertite con iniziative di questo genere, con la passione dei pochi che giornalmente cercano di distribuirla nei coetanei… e i professori che, sempre più frustrati dalla “distrazione” di cui sopra, perdono anche loro voglia, passione e creatività ma che quando ci sono eventi di questo tipo, danno il meglio di loro e tornano ad essere il vero modello a cui gli studenti ricominciano a guardare.
Articolo a cura di Martino Darelli

Pubblicato da Matteo Palamidesse

Vicedirettore di Numerozero, giornalista dal 2006 con la grande passione per la fotografia. Metà casa in Italia, metà in Etiopia. Divide la sua vita tra lavoro, famiglia ed amici (pochi ma buoni).

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