A Palestrina un tuffo nel passato con la Trebbiatura al Casino Barberini

di Giusy Aragona

A volte la passione per le antiche tradizioni si sposa con la voglia di far conoscere alle nuove generazioni usanze che la modernità ed il progresso hanno, inevitabilmente, messo da parte e fatto dimenticare. E’ possibile aprire finestre su un passato che racconta di un grande amore per la terra ed uno stile di vita basato su abitudini semplici e genuine.
E’ quanto accaduto nei pressi di Palestrina grazie all’iniziativa privata di Vando Mancini, un uomo che, nato in campagna e cresciuto in quei luoghi fino a 16 anni, di mestiere fa il fabbro ma ha mantenuto il proprio legame.

Alla redazione di NumeroZero Vando ha raccontato quei ricordi, legati alla propria infanzia e adolescenza, che lo hanno sempre accompagnato. In special modo quelli relativi a particolari rituali agresti come – ad esempio – l’uso della trebbia nei mesi di luglio e settembre, per la raccolta del grano, prima, e l’erba medica poi.

Spinto dalla nostalgia e dall’intento di non lasciar cadere nell’oblio usanze a lui tanto care, Vando – circa dieci anni fa – ha così acquistato una trebbia. Insieme ad un gruppo di amici, accomunati dall’amore per l’agricoltura, ha poi dato vita ad una vera e propria “rievocazione della trebbiatura”, giunta quest’anno alla sua terza edizione.

Teatro di ciò è stata una tenuta, coltivata a grano, sita nei pressi di Palestrina e, più precisamente, in località Muracciola. La tenuta, che al suo interno ospita due palazzi signorili risalenti al 1600 e appartenuti alla famiglia Barberini, ha aperto le sue porte. Vando Mancini, accompagnato da alcuni familiari e dai suoi storici compagni di quartiere, ha così potuto svolgere la trebbiatura del grano – da lui stesso mietuto a mano con la falce qualche mese prima nello stesso campo – sotto gli occhi attenti e curiosi di tanti abitanti del quartiere e delle zone limitrofe, tra cui svariati giovani.

Intervistato da NumeroZero, il signor Vando Mancini ha dato sfogo al proprio entusiasmo fanciullesco: “Quando da bambino – ha raccontato – con mio cugino Flavio Mancini vedevamo arrivare le trebbie, ed anche i trattori, non stavamo nella pelle per la contentezza. Diventavamo pazzi. Da allora questa passione è durata tutta la vita. È stato quindi per me inevitabile comprare una trebbia, metterla in funzione e mostrare alle nuove generazioni il mondo che vedevo io; quello che succedeva sessant’anni fa, nella pratica. Fare questo per me è stata la realizzazione di un sogno”.

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