È morto stamattina all’età di 95 anni il presidente della Repubblica dal 1999 al 2006, Carlo Azeglio Ciampi, ricoverato nella clinica Pio XI, a seguito di un peggioramento delle condizioni di salute.
Prima di essere eletto capo dello Stato Ciampi ha ricoperto varie cariche tra cui quella di governatore della Banca d’Italia e presidente del Consiglio nel 1993.
Nato nel 1920 a Livorno, al momento dell’armistizio dell’8 settembre 1943, Ciampi rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale di Salò. Per raggiungere il governo provvisorio, riunito a Brindisi, Ciampi dovette attraversare l’Abruzzo percorrendo la Majella.
Nel libro Il sentiero della libertà, l’ex presidente ricorda quella traversata: “Avevamo coperto solo quattro miglia, ma il vero viaggio cominciava adesso: circa 50 miglia a volo di corvo come si diceva, di sfibrante, ventoso, montuoso territorio, che doveva essere attraversato in due notti, fermandosi e nascondendosi durante il giorno.
Del gruppo di cento uomini che si erano messi in marcia, alle quattro del pomeriggio del 13 gennaio (1944), arrivarono a Casoli, dopo 36 ore di cammino, 47 uomini, di cui 22 ricoverati in ospedale per congelamento o spossatezza fisica. Non sono mai stato in grado di sapere che cosa accadde agli altri”.
Personalmente, la figura di Ciampi mi ha destato curiosità per la sua breve militanza nel partito d’azione (1943-1947), sebbene sia vissuto in un periodo storico dove fu fondamentale l’appartenenza ad un partito.
Ma ancora di più perché ricordo il giorno in cui arrivò a Palestrina, il 15 novembre 2004 per il sessantesimo anniversario della strage nazista della città del 28 maggio 1944.
Ecco alcuni tratti del suo discorso: “Quando, dopo l’8 settembre 1943, il peggio sembrava alle spalle, Palestrina conobbe i suoi momenti più terribili. Posta nelle immediate vicinanze del fronte di Cassino e di Anzio, fu distrutta da cannoneggiamenti e bombardamenti aerei: divenne campo di battaglia.
Palestrina e la zona prenestina furono interessate anche da importanti azioni di Resistenza, per le quali la città è stata insignita della Medaglia d’Argento al Valor Civile. L’episodio più saliente e drammatico, fu “l’eccidio degli 11 martiri”.
Tra i 10 catturati per la barbara rappresaglia, vi erano cinque fratelli, tre donne e un disabile; il vecchio padre di quest’ultimo non volle abbandonarlo e si unì al gruppo: fu anch’egli trucidato. Il gesto di quel padre ancora ci commuove”.
Figura controversa che nel ’93 e ’95 gli fu accusato di far parte della massoneria, anche se poi l’elenco pubblicato da Il Messaggero fu rettificato.
Tutt’oggi, giorno della sua morte, la sua figura non è limpida le alte cariche dello Stato e il papa lo salutano definendolo “uomo delle istituzioni”, mentre Salvini lo dichiara uno dei traditori d’Italia. Non manca di certo chi lo ha etichettato come “parassita”.