Marco Miglio, proprietario dell’Happy Bar di San Cesareo, in una lettera spiega perché nel  2013 scelse di non volere nessuna slot-machine o Videolottery all’interno del suo esercizio. La sua, una scelta etica: ” Le istituzioni dovrebbero supportare le attività commerciali che scelgono di non contribuire a questo gioco al massacro sociale”.

Ludopatia. “Da bambino giocavo al Totocalcio con mio padre e ogni volta era un evento magico perchè voleva dire sognare e sperare in una vita migliore, perchè era sognare e giocare insieme a lui che per il lavoro di momenti per stare insieme ai figli non ne aveva tantissimi.

Ricordo e “tocco” ancora la sensazione di averlo vicino e mi piace pensare e ricordare che anche per lui fosse lo stesso. Sotto sotto sognavamo insieme un mondo ed una vita diversi, fare il famoso 13 avrebbe cambiato la nostra vita; ma più di questo, io aspettavo il tardo pomeriggio del sabato per giocare le mie due colonne e lui le sue due, avvolto nella stessa suspense di quando si aspettava il momento di ricevere i regali di Natale.

Marco Miglio, proprietario dell'Happy Bar di San Cesareo
Marco Miglio, proprietario dell’Happy Bar di San Cesareo

Era un appuntamento fisso carico di fantasticherie permeato dell’amore tra padre e figlio. 

Questo è stato il gioco, per me, quello che dà amore e non diventa malattia.

Si dice che “Una vita senza speranza non ha motivo di essere vissuta”. Forse è per questo che un ludopatico fa fatica ad uscire dal suo disagio. Mi spiego.

Il termine Ludopatia si riferisce ad una condizione di dipendenza ed è definita come un “comportamento problematico persistente o ricorrente legato al gioco d’azzardo che porta a disagio o compromissione del funzionamento individuale”.

Come ci si accorge di aver superato l’asticella? Quali sono le condizioni che palesano questo disturbo? 
  1. Il bisogno di giocare quantità crescenti di denaro per ottenere l’eccitazione desiderata;
  2. Irrequietezza o irritabilità se si riduce o si sospende di giocare;
  3. Ripetuti sforzi infruttuosi per controllare, ridurre o smettere di giocare;
  4. Presenza di pensieri persistenti inerenti il gioco: ad esempio la persona rivive passate esperienze di gioco, analizza e pianifica la prossima giocata e pensa ai modi per ottenere denaro da giocare;
  5. La persona gioca quando si sente a disagio: ad esempio si sente indifeso/a, colpevole, ansioso/a e depresso/a;
  6. Dopo aver perso denaro (anche cifre ingenti) spesso torna a giocare per ritentare rincorrendo le perdite; 
  7. Racconta menzogne per occultare l’entità del coinvolgimento nel gioco.
  8. A causa del gioco compromette le relazioni significative, ha problemi sul lavoro o con lo studio.
  9. Per risollevare le rovinose situazioni finanziarie causate dal gioco, fa richieste agli altri per procurarsi il denaro necessario.

Dentro la mente di ogni giocatore incallito si attivano tanti processi mentali e biologici che danno quei piccoli momenti di piacere che vanno (apparentemente) a colmare i buchi dell’esistenza che sono in ognuno di noi e che sono difficili da gestire.

Il ludopatico distorce la realtà e vede le sue speranze in modo artefatto. La ludopatia quindi è un problema clinicamente significativo ed è un disturbo psicologico ampiamente riconosciuto e descritto nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali per il quale, lo Stato dovrebbe recitare un ruolo predominante di copertura e scudo. 

Ma è così? Considerando il conto riassuntivo del Ministero del Tesoro che vede incassare dallo Stato nei primi nove mesi del 2022 circa 6 miliardi di Euro da lotto, lotterie ed altre attività di gioco, possiamo pensare che il Governo sia più interessato ai copiosi ricavi derivanti dai giochi rispetto alla salute di una parte della popolazione? 

Quanto è importante e risolutiva la riduzione della frequenza delle giocate? Quanto lo è separare gli spazi dedicati agli apparecchi dalla restante parte della struttura che comunque è ubicata nello stesso locale? Davvero sono importanti il divieto di fumo e l’interdizione dal gioco per soggetti in stato di ubriachezza visto che in genere vanno di pari passo col gioco compulsivo? Dove si vanno a cercare gli incentivi per chi non installa slot e non vende giochi e concorsi a premio?

Si ha veramente intenzione di supportare le attività commerciali che vorrebbero scegliere o hanno scelto di eliminare ogni forma di gioco d’azzardo? E’ importante non far aprire tali attività nelle vicinane di luoghi sensibili come le scuole, edifici sportivi o religiosi? Non sarebbe più opportuno (sopratutto per i giovani) attuare ed investire preventivamente su attività educative propedeutiche ad una vita più sana e piena di idee da realizzare?

E’ vero, le Istituzioni hanno il dovere politico, morale ed etico di porre rimedio e di lavorare per restituire libertà e dignità a chi è vittima del gioco ossessivo, ma facciamoci un’altra domanda: ”Tutte le Istituzioni (non solo quelle locali) sono in grado di farlo? Hanno veramente interesse affinchè tale grave disagio mieta sempre meno vittime e sono consapevoli della rilevanza del problema? 

Osservando la realtà, nel mondo alla rovescia di oggi, finora si è rimediato alla meno peggio per limitare il problema e non si sono pianificati programmi pedagogici e assitenziali rilevanti e di consistenza. 

Al contrario, da una parte sono stati stanziati fondi per la prevenzione e la cura della ludopatia e, illogicamente, dall’altra è stato promosso di continuo ciò che provoca l’estensione di questa vera e propria piaga sociale con  comunicazioni promozionali giornaliere in ogni canale mediatico esistente.

Pertanto, si possono presentare un’ innumerevole quantità di interpellanze ma se non si ha uno slancio diverso che parte dall’aspirazione di tornare a vivere con valori diversi, ogni iniziativa apparirà sterile, superficiale e con esborsi di denaro a perdere.

L'Happy Bar di San Cesareo. Lo lo slogan utilizzato all'Happy Bar sin dal 2013 “ Il caffè è più buono se il bar è senza slot”
L’Happy Bar di San Cesareo. Lo lo slogan utilizzato all’Happy Bar sin dal 2013 “ Il caffè è più buono se il bar è senza slot”

Veti e divieti non disintossicano dalla voglia di giocare ripetutamente ed è per questo che lo slogan che ho utilizzato all’Happy Bar sin dal 2013 “ Il caffè è più buono se il bar è senza slot” riflette l’approccio diverso da sostenere.

L'interno dell'Happy Bar.
L’interno dell’Happy Bar.

Ecco perché agire pedagogicamente, socialmente e con l’esempio è alla base di ogni azione rivolta al bene comune, all’educazione, alla formazione, all’istruzione e all’affinamento delle sensibilità che portano a credere nei sogni, quelli che spingono a fare meglio e ad avere un obiettivo che,non sia quello di distruggere la propria vita ma quello di riempirla e completarla tenendo in mente, ben fermi, i sani principi che nei momenti  difficili della vita ci aiutano a decidere la cosa giusta da fare. 

Senza una visione e senza il sogno non esistono desideri e immaginazione e, al contrario degli sciami, non si vola come uccelli che disegnano nel cielo il loro futuro. Dal gioco patologico non si esce da soli.

Vivere è dare forma ai sogni e sono i sogni a dare forma al mondo. 

Marco Miglio

Leggi anche:

Azzardopatia, la Caritas contro la manovra della Regione Lazio

Pubblicato da Matteo Palamidesse

Vicedirettore di Numerozero, giornalista dal 2006 con la grande passione per la fotografia. Metà casa in Italia, metà in Etiopia. Divide la sua vita tra lavoro, famiglia ed amici (pochi ma buoni).

Lascia un commento

Rispondi