E’ innegabile: noi del verde ce ne freghiamo

Gli abbattimenti presso Villa Fiorentini di alcuni alberi, hanno riacceso la polemica mai sopita sulla gestione del verde nel nostro territorio.

Avrei potuto scrivere ancora una volta il resoconto di un piccolo fatto di cronaca, come il taglio di alcuni alberi nella mia città. L’abbiamo fatto per quelli su Viale Pio XII, per quelli su Via Prenestina, su Via Pedemontana, in zona Ponte Sardoni.

Avrei potuto farlo scrivendo di un dimostrante che si è precipitato a Villa Fiorentini per impedire il taglio di alcuni alberi reputati pericolosi per l’incolumità pubblica, sottolineando il fatto che coloro che hanno proceduto al taglio, dei privati (si, Villa Fiorentini è di proprietà privata) erano in possesso delle autorizzazioni necessarie per procedere al taglio ed alle potature.

Ma non è tanto il fatto di cronaca che questa volta è al centro del discorso, quanto il fattore politico e sociale, di visione della città in cui vivo.

Non c’è bisogno di essere ambientalisti (qualsiasi persona con un minimo di intelligenza dovrebbe tenere al luogo in cui vive) per capire che se per decenni il verde della città è stato considerato come un fattore di disturbo alle mire espansionistiche del cemento, i risultati che oggi raccogliamo non possono che essere quelli sotto ai nostri occhi: centinaia di alberi lasciati in balia del tempo.

Bene direte voi, nessuno li ha toccati. No, è un male enorme.

Gli alberi che ci rendono l’ombra d’estate, sulle banchine delle nostre strade, nei viali della città, nei parchi, nelle ville, sono esseri viventi e come tali andrebbero trattati, ovvero con cura. Occorrono potature regolari, pulizie programmate, piantumazioni fatte secondo regole certe.

L’alternativa è ciò che stiamo vivendo. Enti che non conoscono il proprio patrimonio boschivo e monumentale, che lasciano all’incuria tale patrimonio per intervenire solo quando è ormai troppo tardi: quando c’è da tagliare per problemi di sicurezza.

Non nascondiamoci dietro ad un dito. Nel corso del tempo, sfruttando tale consuetudine, anche noi cittadini abbiamo contribuito allo scempio. In quanti avete segnalato a questo giornale alberi fatti seccare di fronte private abitazioni o privati esercizi? Quante volte abbiamo sollevato il problema di alberi fatti morire perché davano fastidio?

Nel frattempo, abbiamo ripiantato qualche albero. Lodevoli le iniziative, lodevole la volontà di qualche amministratore. Ben poca cosa però di fronte gli assalti della speculazione e del cemento, dell’ingnoranza e della miopia.

Se dobbiamo parlare di verde, dobbiamo parlare di futuro, di casa nostra.

Dobbiamo guardare i nostri figli ed i nostri nipoti e pensare a quale città vogliamo che vivano fra venti anni, non fra un secolo, ma fra venti anni.

E’ importante parlare dell’artico, dello scioglimento dei ghiacciai, dell’Amazzonia. Sono però in grande delle conseguenze di tante nostre piccole azioni o della nostra inattività.

Si, inattività. Quell’astensione dal pretendere politiche che tengano conto di tutto ciò, per una volta, senza se e senza ma.

Pubblicato da Matteo Palamidesse

Vicedirettore di Numerozero, giornalista dal 2006 con la grande passione per la fotografia. Metà casa in Italia, metà in Etiopia. Divide la sua vita tra lavoro, famiglia ed amici (pochi ma buoni).

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