Marco Giacchetta, dopo 7 anni chiesta la chiusura del caso

E’ il 2015, il corpo di Marco Giacchetta viene ritrovato nelle campagne di Cave. Per gli inquirenti è suicidio, la famiglia si è sempre opposta. La lettera di Elisabetta Rocca, la madre, inviata alla redazione per tenere alta l’attenzione sul caso.

“Sono delusa, amareggiata – si legge nella lettera – a tratti sconvolta da un apparato sistema giustizia superficiale ed incapace, incurante della vita umana”.

La madre di Marco, Elisabetta, ospite la scorsa stagione del nostro programma “Zero in Onda”, aveva anticipato tutte le sue paure. Dopo 7 anni infatti il caso sulla morte di Marco Giacchetta potrebbe venire chiuso e giudicato un caso di suicidio.

“Ci sono elementi fondati che non si tratti di suicidio […] – prosegue Elisabetta – ma è stata predisposta una nuova archiviazione nonostante la perizia del Prof. Vittorio Fineschi, che esclude in modo categorico l’ipotesi suicidaria”.

Ricordiamo i fatti, per chi ci legge: il corpo di Marco, 25 anni, è stato ritrovato in un terreno in località Colle Palme, la sua macchina poco più distante.

Sul corpo del ragazzo numerose ferite da taglio, la gola recisa e il coccio di bottiglia, secondo cui (stando alle prime ricostruzioni) si sarebbe tolto la vita, a circa sette metri di distanza da lui. Non vi sono tracce di sangue intorno al corpo, ma i vestiti del ragazzo ne sono intrisi. Il collo di bottiglia, privo di qualsiasi impronta.

La lettera inviata alla redazione da Elisabetta Rocca, madre di Marco Giacchetta
La lettera inviata alla redazione da Elisabetta Rocca, madre di Marco Giacchetta
Secondo Elisabetta , che si è opposta con forza ai tentativi di chiusura del fascicolo, portando alla riapertura delle indagini sulla morte del figlio il 22 Gennaio 2020, Marco non si è affatto ucciso.
E’ convinta infatti che si tratti di omicidio, coperto da una cortina fumogena ed omertosa.

“Sono ormai quasi 7 anni che combatto – ci scrive Elisabetta – per far emergere la verità sulla morte di mio figlio ma è una battaglia ad armi impari contro un sistema giustizia che di democratico non ha nulla.

Non potrò mai rassegnarmi che il fascicolo venga di nuovo chiuso come un caso di suicidio lasciando impuniti i responsabili anche per la troppa omertà che è loro complice.

Invio un mio sfogo, non ho voluto dilungarmi, ma troppo ci sarebbe da raccontare”.

Sul caso Marco Giacchetta leggi anche:

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Pubblicato da Matteo Palamidesse

Vicedirettore di Numerozero, giornalista dal 2006 con la grande passione per la fotografia. Metà casa in Italia, metà in Etiopia. Divide la sua vita tra lavoro, famiglia ed amici (pochi ma buoni).

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