Invece di lamentarci, agiamo.

Le emergenze e le lamentele, continue e pretenziose.

Gli eventi meteorologici sono sempre più imprevedibili, anche e soprattutto alla luce del cambiamento climatico in atto. Ciò che invece è prevedibilissimo è ciò che accade a seguito di qualsiasi evento meteorologico al di fuori della norma.

Ci siamo ricascati ieri, a seguito della nevicata che ha donato per qualche ora un manto bianco alla nostra città e forse più di qualche disagio; perché è vero che alcune strade sono risultate impraticabili a causa della neve e del ghiaccio, che il centro storico presentava in alcuni punti marciapiedi sui quali risultava difficile e pericoloso passare e che qualche studente è arrivato in ritardo a scuola a causa del traffico e della viabilità precaria, ma è altrettanto vero che in ogni emergenza, mini o maxi che essa sia, la pletora di leoni da tastiera e tromboni da piazza si erge a tecnico, operaio, volontario, assessore, sindaco, vigile urbano e dirigente comunale, vigile del fuoco, carabiniere e come potrebbe mancare meteorologo, ma sempre e diciamo sempre (con una certezza prossima al 100%) da dietro un pc, uno schermo di uno smartphone o da dietro l’angolo di qualche bar.

Queste sono le occasioni prescelte per questi sciacalli del like ad ogni costo, dei rabbiosi di turno che godono nel lamentarsi e nell’alimentare la lamentela popolare, dei tecnici senza distintivo che si ergono ad amministratori pro tempore salvo poi spegnere lo schermo del pc, aspettando che si dia comunicazione sulla chiusura o meno di una scuola o di un ufficio, tanto vi sono gli altri, quelli che il giorno dopo saranno il bersaglio fin troppo semplice della loro frustrazione.

Tanti altri, o pochi, dipende dal punto di vista. Sono tanti, quelli che operano in silenzio, senza concedersi a fotografie o post social strappa consenso, pur sempre pochi di fronte la mole di lavoro e la responsabilità enorme che si ha a fronte di una città, come Palestrina, che ormai è tale e non più paesotto di provincia.

Pochi, troppo pochi coloro che ieri notte erano in strada, con la tuta e la pala in mano, con lo spazzaneve e con gli spargisale a darsi da fare per tutti gli altri, tra i quali quei tanti altri che al calduccio speravano in qualche passo falso. 

15 uomini e 3 mezzi, di cui un solo spazzaneve. Può bastare a descrivere quanto sia difficile da parte dei volontari di Protezione Civile, poter gestire la viabilità intera della città? Perché al netto delle priorità, come per esempio i viali dell’ospedale, ogni volontario opera in un rapporto di 1/1000. Per ogni volontario, vi sono 1000 abitanti a carico, mille abitanti tra i quali una percentuale (che ad occhio cresce sempre di più) lamentosa ed inerte, rabbiosa e pretenziosa. Dai, diciamocelo una volta per tutte, noi paghiamo le tasse ed alcuni servizi dovrebbero essere garantiti di default, perché questo è ciò che ci diciamo in cuor nostro e forse anche al bar; ed in tutto questo vi è una verità, una. Perché l’altra verità è fatta da volontari, ovvero persone che a dispetto del gelo notturno o del solleone di Agosto, si danno da fare per tutti gli altri, rimettendoci spesso del proprio, in termini economici, di vita sociale e di tempo, cosa assai preziosa.

No, questa non è una difesa a spada tratta dei nostri volontari, non ne hanno bisogno, è un atto di accusa per nulla gratuito a tutti coloro che dovrebbero trasformare parole ed energie paventate in azione. In parole povere? Oggi più che mai occorre partecipazione, oggi più che mai occorre solidarietà. Prendere una pala in mano e sacrificare qualche ora di sonno può essere difficile se si ha famiglia e lavoro da portare avanti, ma ricordiamoci che questo vale anche per coloro che operano, i nostri volontari. Ah, si, volontari, l’ho ripetuto più di qualche volta, volontari.

Mastichiamolo bene come vocabolo, volontari, non operai, non retribuiti, non obbligati a spalarvi la neve o a buttare il sale davanti casa. Volontari, coloro che al massimo delle loro possibilità operano per tutti, anche per coloro che alla fine di questo articolo, con la bocca storta e la coda di paglia, chiuderanno il pc o spegneranno lo smartphone, pronti al prossimo giudizio o al prossimo spot elettorale.

Si spot elettorale, potevamo farci mancare gli sciacalli in odor di elezioni?

Pubblicato da Matteo Palamidesse

Vicedirettore di Numerozero, giornalista dal 2006 con la grande passione per la fotografia. Metà casa in Italia, metà in Etiopia. Divide la sua vita tra lavoro, famiglia ed amici (pochi ma buoni).

Unisciti alla discussione

1 commento

Lascia un commento

Rispondi