di Massimo Sbardella
Brutta situazione, a Palestrina, per quel centrosinistra che, dopo aver governato per oltre 20 anni, pare prossimo a cedere il passo. Nonostante ogni elezione politica nazionale abbia evidenziato una netta maggioranza di centrodestra, dal 1995 l’ibrido inventato da Enrico Diacetti (e reiterato negli anni da Rodolfo Lena, prima, e Adolfo De Angelis, poi) ha consentito a Ds-Margherita/Pd di trovare le giuste “alleanze” per vincere. Unica condizione, necessaria, quella di restare tutti uniti in una grande coalizione, capace di vincere al primo turno. Solo Lena, nel 2004, finì al ballottaggio, poi premiato dagli elettori in quanto “novità”, rispetto ad un Mauro Mattogno che pagava lo scotto dell’eccessiva vicinanza al sindaco uscente.
Oggi, però, quella compattezza è stata minata dalle smanie dell’ex vice sindaco che, per affrettare i tempi, anziché aspettare il naturale confronto interno, ha preferito arrivare allo scontro. L’inciampo del cimitero (e ciò che ne è seguito) gli è costato la poltrona e, nella disputa, anziché cercare di ricucire, il segretario del PD, Benedetto Cilia, con al fianco il sempreverde Guglielmo Lulli, hanno cavalcato la frattura, scavando un solco ormai insanabile. L’obiettivo, per i novelli gatto e la volpe, era quello di isolare il sindaco, favorendo così lo sprint finale dell’ambizioso vice.
Ma qualcosa, è evidente, non ha funzionato se, anche in Consiglio comunale, tutta questa pantomima non ha prodotto nulla, se non un accordo di programma – sulle cose da fare – tra sindaco e buona parte della minoranza. Per i due beffardi, l’ultima spiaggia è stata quella del Campo dei miracoli (mascherati da idee), senza però considerare che Acchiappacitrulli era una città di fantasia e, per quanto ben disposti, i prenestini hanno ormai imparato a riconoscere i loro polli. E le presunte faine.