Il gioco d’azzardo patologico non colpisce solo gli adulti ma anche i giovani. L’esperienza di un liceo che lavora sui ragazzi dai 16 ai 20 anni
di Cristina Cordsen
Continuano in tutta Italia le campagne per limitare il gioco d’azzardo che è ormai alla portata di tutti, nel bar dietro l’angolo o nella tabaccheria di fronte alla fermata dell’autobus. Le dimensioni del problema sono diventate incalcolabili e nonostante in molte regioni gli esercenti rifiutino le installazioni delle slot machine, c’è sempre ancora qualcuno che cede, con la speranza di attrarre maggiore clientela.
“Azzardo basta(rdo)”, “Mettiamoci in gioco”, “Più giochi, più perdi, è matematico” sono alcuni degli slogan ideati dalla collaborazione fra Regioni, Stato e onlus che dovrebbero metterci in guardia dall’azzardo. Benché i danni provocati dalle ludopatie sulla salute e l’equilibrio mentale del giocatore siano subito seri, se ne capisce l’entità solo quando le conseguenze sono oltre il limite.
Una maggiore consapevolezza ed una conoscenza più approfondita del problema ha spinto i ragazzi di un liceo di Bari a redigere un regolamento per prevenire e contrastare il gioco d’azzardo nella loro città. Per comprendere meglio questo fenomeno, i quaranta ragazzi hanno lavorato insieme ai loro docenti, partecipando ad incontri con studiosi, vittime dell’azzardo ed operatori dei Serd e delle Asl. Per fare rete, ed essere più incisivi nel loro messaggio, i ragazzi si sono avvalsi dell’aiuto di operatori della comunicazione, preparando un questionario distribuito a trecento coetanei fra i 16 e i 20 anni; le domande contenute avevano lo scopo di testare la presenza e la gravità dell’azzardo sul territorio.
Il regolamento, una volta finito, è stato consegnato al sindaco di Bari ed è già in esame presso il Consiglio comunale per l’approvazione. Con il loro progetto, oltre al traguardo istituzionale, i ragazzi sperano di raggiungere il cuore di tanti che ancora credono che il gioco può cambiare la loro vita, risolvendo magicamente i propri problemi.