Entro domenica si definiscono le primarie di Palestrina per le elezioni di giugno. Intervista al candidato Emiliano Fatello che spiega la propria scelta e le prospettive per la città

C’è tempo fino al 10 marzo per presentare le candidature. Per ora c’è il candidato Pd, Igino Macchi, ed Emiliano Fatello della civica Palestrina nel Merito. Come nasce questa scelta?

Emiliano Fatello

Sono passato dalla delusione della drammatica caduta dell’Amministrazione, un anno fa, alla grinta di voler ricostruire. Ho quindi accolto l’invito di molti amici a continuare nel progetto avviato qualche anno fa. Mi sono fatto coraggio e ho cercato di dare forza all’idea di lavorare insieme.

Perché le Primarie e non un percorso solitario?

Per due motivi essenziali. Il primo è legato al sistema elettorale che, dalla riforma del 1992, impone per i comuni sopra i 15 mila abitanti che il sindaco abbia un consenso superiore alla metà più uno degli elettori. Occorre quindi corresponsabilità e serietà, da parte dei gruppi politici, per ragionare sui temi e trovare una sintesi, mettendo insieme coloro che hanno come priorità il bene comune e i cittadini. Il secondo è perché una città come Palestrina ha bisogno delle forze migliori per essere governata: la situazione è difficile e non si risolve certo con i personalismi. Occorre trovare le giuste forze per costruire una squadra in grado di affrontare e risolvere i problemi della città.

Cinque anni fa c’era stata una rottura con il Partito Democratico. Tutto superato?

Si cresce facendo tesoro degli errori commessi con l’obiettivo di portare velocemente la città ad un livello superiore. Serve, da parte di tutti, la giusta capacità di puntare ad una politica nuova che possa garantire competenza e professionalità. I segretari di Palestrina nel Merito e del Partito Democratico, con umiltà e determinazione, hanno saputo costruire un confronto leale per la costruzione di un progetto importante, serio, che porti al rilancio di Palestrina. Non potevamo restare ancorati alle vicissitudini del passato e all’astio personale. Oggi serve soltanto concretezza e una visione specifica di ciò che vogliamo per la nostra città. Una visione ed un’esigenza che, credo, sia comune anche ad altre componenti politiche, che potranno unirsi nei prossimi giorni.

Cosa intende quando parla di progresso per Palestrina?

Penso ad una modernizzazione della società, che sia inclusiva, aperta e, soprattutto, rivolta a tutti. Una città equilibrata e solidale. Quando parliamo di sviluppo intendiamo definire un progetto che miri veramente al bene di Palestrina, di tutti e non di pochi, ed eviti quei conflitti che, negli ultimi due mandati, hanno portato al collasso. È uno scenario che va assolutamente evitato perché, ogni volta, compromette il presente ed il futuro della nostra città.

Nel concreto questa visione in cosa si traduce?

Pianificando e progettando insieme sin dall’inizio. Con lealtà, correttezza, preparazione e passione per il prossimo. Creando condizioni vere ed una squadra capace e competente. Bisogna avere intenti comuni, associare gli obiettivi in modo da trasformare i bisogni in servizi. Si parte dall’ascolto e dalla comprensione della comunità per elaborare insieme, nel rispetto delle regole e con il buon senso che ogni amministratore deve avere.

Interessi personali e bene comune, sono i due scenari contrapposti in politica…

Esatto, e noi siamo per il bene comune. Al riguardo cito Giuseppe Di Vittorio, padre costituente, che sosteneva: “Il diritto di associazione è anzi il presidio più sicuro della libertà della persona umana, la quale tende in misura crescente a ricercare la via del proprio sviluppo, della propria difesa e d’un maggiore benessere economico e spirituale, specialmente nella libertà di coalizzarsi con altre persone, in aggruppamenti sociali, professionali, cooperativi, politici, religiosi, culturali, sportivi e d’ogni altro genere, aventi interessi od ideali comuni od affini.

 

 

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