Sabato 4 novembre, al Teatro Altrove di Roma, va in scena “Un’ora per raccontarmi”, di Priscilla Rucco, per la regia di Giorgio Gori con Giorgio Gori, Angelica Pula e Fabiola Zossolo (che cura anche le coreografie).
La storia (da un’idea di Priscilla Rucco)
Uno studio televisivo. Una donna e la sua storia. Trasmissione “Un’ora per raccontarmi”. Paola, apparentemente sorridente ed emozionata, ha un passato da raccontare; vicende di violenze subite. Al suo fianco c’è un giornalista che ha, come unico obiettivo, quello di perseguire gli indici di ascolto del programma. Un uomo senza pudore, pronto a tutto pur di incrementare il numero di spettatori. Una truccatrice, che si unisce tra loro, come filo conduttore. La storia di Paola terrà gli altri personaggi sospesi, ma uniti. Un continuo climax di emozioni, paure, sofferenze fino ad esplodere. Un’ora per raccontarmi è un pretesto per narrare qualcosa più grande di noi. Paola è una donna come tante altre, creata da un’idea di Priscilla Rucco. Giorgio Gori cura la regia e la messa in scena, in un contesto di metateatro. Dirige Angelica Pula. Le coreografie, sono affidate a Fabiola Zossolo, che rappresenta la consapevolezza di Paola e la coscienza di molte donne.
Andiamo a conoscere meglio Gori, Pula e Zossolo e il rapporto con questo spettacolo.
Giorgio Gori
Giorgio Gori, attore, regista, sceneggiatore ma soprattutto amante del teatro e del proprio lavoro. Attore e regista dello spettacolo “Un’ora per raccontarmi”. Giorgio Gori porta in scena una storia “simil vera”, una storia di tante donne, e lo fa con il suo cinismo ed un velo di ironia. Una donna si confida con il pubblico tramite una trasmissione televisiva, cerca il conforto, l’amore e forse una vendetta ma dovrà fare i conti con una certa realtà. Una realtà ipocrita, immorale in cui il narcisismo e la violenza fa da padrone.
Com’è nata la tua passione per la recitazione?
Non voglio lanciare nessun messaggio. Io sono un attore e racconto storie. Storie, che a mio avviso vanno ascoltate, capite. Il mio scopo è far notare le sfumature al pubblico. In scena è presente una eccezionale Angelica Pula contornata dalle coreografie di Fabiola Zossolo. Il messaggio verrà espresso con il teatro, la danza e la mia ironia. Lo spettacolo non si pone come didattica ma si pone come un racconto che va ascoltato e capito, in special modo da chi si sente toccato dalle parole della nostra protagonista.
Che ruolo hai all’interno di questo spettacolo?
Il mio ruolo me lo sono scritto ad hoc. Io sono un Barbaro D’Urso. Sono un giornalista che ama il trash per fare gli ascolti. Punta a tutto pur di riuscire nel suo scopo. Lo spettacolo inizia con il parlare del cagnolino della Contessa De Blanck per poi finire a discutere di Jessica da Ostia. Trova dinnanzi a sé una donna, Paola. Gli fa aprire gli occhi ma ormai la sua vista è cieca. Uomo fiero di sé stesso, sicuro di sé, potente, narcisista. Voi direte, ma hai preso dalla realtà? In realtà questo testo è stato scritto in estate 2023, per cui ancora non si sapevano le notizie dei “fuori onda”. Sarò il vincente o il perdente? Lo spettacolo non ha una fine, lascia al pubblico la possibilità di giudicare il personaggio e la storia.
Perché hai accettato di farlo?
Mi affascina l’idea di creare uno spettacolo che faccia pensare. Ne ho parlato con la giornalista Priscilla Rucco e abbiamo scritto uno spettacolo sulle donne, ma non per le donne, anzi direi più per gli uomini. Far capire certe dinamiche ed io ci tengo molto. Sono molto sensibile al tema. Ho composto diverse poesie e testi a riguardo, per cui l’idea di poter portare in scena una storia. La storia di “Paola” che è la stessa storia di molte donne. E poi mi incuriosisce anche il mio personaggio, perché no. E’ interessante mettere in scena certe sfaccettature di molti uomini.
Angelica Pula
Angelica Pula, 36 anni attrice, conduttrice e insegnante di teatro per bambini e ragazzi è stata direttore artistico del teatro La Vetreria di Castiglione del lago (PG) dal 2013 al 2022 occupandosi di arte in ogni sua forma. Si definisce un’artista empatica, a tratti simpatica e poliedrica. Negli ultimi anni ha sviluppato un grande interesse per gli spettacoli dedicati ai bambini, la sua ultima produzione è un riadattamento del celebre libro “il piccolo principe” di cui ha curato testo e regia. I piccoli spettatori sono così ingenui che nel loro errore sono in grado di regalarti la verità assoluta di un’istante.
Com’è nata la tua passione per la recitazione?
Devo la mia passione prima di tutto a mio padre che ha una ditta di produzioni video e foto e per diversi anni si è occupato di servizi per il tg regionale della Rai. Lo guardavo affascinata e fin dall’età di 9 anni imitavo i suoi lavori fingendomi conduttrice di programmi o attrice di sit com. È con lui e grazie a lui che aprii La Vetreria.
Mi ritengo davvero fortunata perché ho sempre avuto una famiglia che mi ha sostenuto e mi ha motivato in ogni modo cercando di farmi proseguire questa strada nonostante le difficoltà di percorso. E non ultimo il mio primo insegnante di teatro che ha creduto in me e quando mi ha conferito il ruolo da protagonista avvertendo il mio forte timore è riuscito a convincermi e farmi amare follemente questo mestiere.
Che ruolo hai all’interno di questo spettacolo?
Più che di ruolo parlerei di compito. Ho un compito davvero rischioso in questo spettacolo che spero di poter portare a termine o se non altro almeno di dimostrare che ci ho provato: entrare negli animi della gente in maniera delicata e trasparente senza alcun fine se non quello di raccontare una storia vera cruda e crudele. È un compito molto difficile perché ormai la gente si trova a combattere tra innumerevoli notizie false, ipocrisie, troppe frasi fatte e tante cose date per scontate. L’obiettivo è quello di lanciare un piccolo messaggio che possa spalancare gli occhi e svegliarci dal finto torpore ma senza scadere nella banalità, usando l’ironia amara quella che ti fa sorridere anche di gusto ma poi ti riempie di domande a cui con il tempo vorrai dare una risposta.
Perché hai accettato di farlo?
Ho accettato a scatola chiusa di partecipare a questo lavoro perché a proporlo è stato un caro collega con cui collaboro da anni e quando ho letto il testo ho avuto la conferma che non aveva deluso le mie aspettative. Confesso di avere timore e sentire un grande peso confrontandomi per la prima volta con una storia realmente accaduta in cui la protagonista è viva e sarà presente in sala e nel contempo mi sento onorata e felice di partecipare ad un progetto inusuale. Stiamo parlando di una storia già sentita anche se vissuta in contesti diversi e accaduta in altri luoghi, un racconto che si ripete da tempo ma letto stavolta in una chiave frizzante, ironica, a tratti assurda come lo è quando pensiamo che in tanti anni di lotte e sofferenze non riesce ancora ad avere una fine.
Fabiola Zossolo
Sono Fabiola Zossolo, innamorata della danza dall’ età di 7anni, determinata da sempre nel voler diventare una ballerina professionista. Amo follemente il mio lavoro, e lo porto avanti sempre con tanto amore e dedizione, cerco sempre di comunicare quanto più possibile con il pubblico, cerco di donare ogni volta una parte di me, rimanendo sempre intera.
Com’è nata la tua passione per la danza?
Un giorno dopo qualche anno di ginnastica artistica ho detto ai miei genitori “non voglio più fare esercizi con la musica, ma danzare”; così mi hanno iscritta a danza e da lì non l’ho più mollata!!! Crescendo non ho potuto più farne a meno, non era solamente uno sport, o una passione da bambina, era la mia routine, il mio sogno più grande e faticoso, ma sapevo con tanto impegno di poterlo raggiungere!!!
Che ruolo hai all’interno di questo spettacolo?
In questo spettacolo, mi sono stati affidati due ruoli: attrice, ovvero la truccatrice e danzatrice, incarnando la consapevolezza di Paola e la coscienza di altre donne. Attraverso i movimenti scenici, l’espressività, la comunicazione verbale e non, grazie ai momenti dedicati esclusivamente alla danza i miei ruoli diventano fondamentali per fare comprendere in un linguaggio differente le sfumature e le emozioni della storia stessa…grazia, eleganza, leggiadria, tecnica e tanto, tanto cuore.
Perché hai accettato di farlo?
Ho accettato per la potenza della tematica trattata, perché è un argomento che da sempre mi é molto a cuore. Non potevo dire di no, e non c’è stato neanche un momento di esitazione a riguardo, sentivo di dover portare il mio contributo e sento addosso una grande responsabilità, delle forti emozioni nell’ interpretare e lasciarmi trasportare completamente nella storia, che ad oggi è realtà di molte donne.