Palestrina. Mettono a fuoco i “campetti del Principe”. La rabbia dei cittadini nel giorno del patrono

Il fatto nella notte. Danno fuoco a delle sedie di plastica accatastate per il concerto in onore del Santo Patrono. Bruciato il campo ed uno dei canestri. Il pericolo scampato per la vegetazione.

Nella notte si è è consumato l’ennesimo atto infame contro la città. Anche se per ora i responsabili sono ancora ignoti, nelle ultime ore c’è chi si augura che le telecamere presenti abbiano potuto riprendere gli autori dell’incendio.

Il rischio concreto è che andasse a fuoco il giardino, gli alberi che circondano il campetto, tanto caro a generazioni e generazioni di giovani prenestini.

Un fatto che va oltre la cronaca, che va oltre la richiesta di pene esemplari (sacrosante), perché pur non essendo il primo e di certo non l’ultimo (la mamma dei cretini è sempre incinta), oggi siamo arrivati a chiederci perché si debba arrivare a tanto.

Qualcuno da per scontato che siano stati dei giovani, personalmente ho la sensazione che siano ancor meno giovani di quanto si possa credere (ma attendiamo l’esito degli accertamenti) e se così fosse il quesito sorge, sorge spontaneo, forte: perché?

Forse non lo sapremo mai, il perché.

Anche io sono stato annoiato, arrabbiato, anche io sono stato adolescente, a volte problematico, così come tante generazioni che si sono affacciate al campetto, che vi hanno giocato, perso tempo, che si sono innamorate su quegli spalti, che hanno assistito a edizioni su edizioni del Festival “Nel nome del rock”, ai concerti della banda, ai tornei di basket. Mai però, ho provato a sfogare la mia rabbia su un bene comune come è il campo; mai ho cercato rifugio nel vandalismo per far passare la mia noia e in questo comportamenti, converrete, ci ritroviamo in tanti.

Perché allora perdere tempo nel chiedersi perché? Un perché a volte, semplicemente non c’è, la risposta non possiamo ricercarla sempre nella noia, né giustificarla sempre con un fattore sociale (anche se vi dovesse essere).

Occorre però far capire che il campo è di tutti e che se ti azzardi a bruciarlo, ne pagherai le conseguenze, perché il campo è anche un po’ mio, e al campo voglio vederci i ragazzi giocare a basket, le signore ascoltare il concerto nel giorno di Sant’Agapito e i genitori insegnare ai figli ad andare in bicicletta.

Per i cretini e i delinquenti, non c’è posto.

Photo credit: Facebook – Città di Palestrina, Gabriele D’Esposito

Pubblicato da Matteo Palamidesse

Vicedirettore di Numerozero, giornalista dal 2006 con la grande passione per la fotografia. Metà casa in Italia, metà in Etiopia. Divide la sua vita tra lavoro, famiglia ed amici (pochi ma buoni).

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