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Palestrina

Torna “L’Arte del giglietto. Imparando con la comunità”

Nel mese di novembre tre appuntamenti per tramandare la ricetta dell’antico dolce prenestino, dal 2014 riconosciuto presidio Slow Food

Giovedì 11 novembre e, a seguire, nelle giornate del 15 e 18 novembre, il comitato del Giglietto e Ghiottonerie dei Monti Prenestini, ripropone presso l’Albergo Ristorante Stella “L’ Arte del Giglietto – Imparando con la Comunità”, il laboratorio per imparare, insieme ad Antonella e Monica Salomone, l’antica tradizione della preparazione del giglietto. Per partecipare, con un numero massimo di 20 iscritti, basta pagare una quota di 10 euro e prenotarsi (ai numeri 3382155556 Anna e 3407559648 Paolo) e, volendolo, entrare così a far parte del comitato che si pone l’obiettivo di difendere la cultura di un prodotto identitario dei Monti Prenestini per farne opportunità di sviluppo, di educazione e formazione alla biodiversità.

La storia del Giglietto

Il giglietto di Palestrina è un biscotto secco, un dolce antico, tipico dei monti Prenestini, presidio Slow Food dal 2014 con una storia importante che risale al XVII secolo. Nel 1644, a fronte delll’ostilità del neo Papa Innocenzo X, succeduto ad Urbano VIII (Barberini), i Barberini (principi di Palestrina dal 1630) si spostarono in Francia, alla corte di Re Sole Luigi XIV, con tutti i servitori e i cuochi personali. Solo grazie all’intercessione del cardinale Antonio e Mazzarino questa rottura trovò la composizione e la famiglia fece rientro in Italia. A questo punto, per rendere omaggio all’ospitalità del re di Francia, i cuochi crearono il “giglietto”, un dolce a forma di giglio, stemma araldico dei Borbone di Francia.

Gli ingredienti

Il giglietto non è lievitato ed ha per ingredienti solo zucchero, uova, farina e scorza di limone grattugiata. La lavorazione è del tutto manuale: si sbattono dapprima lo zucchero e le uova, fase estremamente importante perché contribuisce a rendere soffice il dolce, poi si aggiunge la farina e l’impasto viene mescolato fino ad ottenere una pasta omogenea. A questo punto si suddivide il prodotto in tre striscioline, che vengono ricongiunte per formare manualmente il giglietto, prima di cuocere per una ventina di minuti in forno statico.

Il presidio Slow Food

Grazie al lavoro svolto dal GAL Castelli Romani-Monti Prenestini, nel 2014 il Giglietto diventa presidio Slow Food, riconoscimento che impone l’utilizzo di materie prime selezionate, come i grani tradizionali per la farina dell’impasto. La produzione è limitata a circa 6/7 quintali annui, per il prodotto di presidio, e circa 50 quintali annui per il giglietto non presidio, con l’obiettivo di rendere quanto prima l’intera produzione “presidio”. Due, al momento, sono i forni dove si produce il giglietto presidio Slow Food: il forno “Dolci Prenestini” di Antonella e Monica Salomone, a Palestrina, e il forno di Erminia e Laura Fiasco a Castel San Pietro Romano.

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Redazione Numerozero

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