Dopo le proteste dei commercianti e vari incontri a Palazzo Vertetti, il Commissario prefettizio ha rettificato l’ordinanza n. 74 del 20/6/2023, con la quale (oltre ad altre disposizioni) imponeva agli esercizi commerciali di chiudere all’una di notte, “anche al fine di favorire la ripresa economica delle attività”.

Palestrina. Soffermandoci su questa considerazione inserita nella comunicazione, diviene palese che –pur considerando la limitazione all’una, una misura eccessiva e sproporzionata priva di carattere di urgenza– averla prorogata alle due del mattino è a tutti gli effetti una vittoria di Pirro.

La città è vuota, Palestrina sembra non avere più niente da offrire. Sembra, perché i locali ci sono, altre attività sono andate ad aggiungersi alla schiera degli esercenti del centro, eppure ciò che osserviamo è sotto gli occhi di tutti.

Cosa manca? Difficile dirlo, sicuramente la pandemia ha cambiato le abitudini della popolazione, l’economia non gioca a favore e i giovani sono pur sempre figli del tempo, soggetti alla volubilità ed ai trend del momento.

Ma diciamocelo, Palestrina, negli ultimi 15 anni non ha saputo rinnovarsi. Mettete da parte le capacità imprenditoriali del singolo e delle associazioni, ma la comunità è immobile, le amministrazioni che si sono susseguite non hanno fatto altro che ricalcare di anno in anno ciò che era stato fatto precedentemente (tranne rare eccezioni, come le prime edizioni del Festival del Giglietto), spesso poggiando il loro minimo sforzo creativo sul lavoro, sulla passione, sulle capacità di decine di volontari delle varie associazioni presenti.

Le lotte intestine alle famiglie politiche, molti più simili ai clan che alle correnti, le battaglie tra i Montecchi e i Capuleti nostrani, oltre la soap opera sudamericana per intrecci e tradimenti, hanno congelato il paese.

Qualcuno un giorno dovrà pur spiegare perché la Pro Loco ad un certo punto ha dovuto cedere il passo a Praeneste eventi; qualcuno dovrà pur spiegare cos’è accaduto all’interno del Magistrato del Palio di Sant’Agapito; perché non si è riusciti a riaprire il teatro; perché non si fanno concerti, proiezioni, sperimentazioni musicali e visive (anche su questo punto, se non fosse per le associazioni il massimo dello sforzo creativo sarebbero le serate del cinema all’aperto, che comunque mancano da morire!), perché non si è riusciti a fare un regolamento urbanistico per dehors e spazi dedicati ai locali, perché nessuno sia andato a caccia di novità, finanziamenti e collaborazioni per la propria città, andando oltre il grande protagonista prenestino: no, non è il giglietto, né lo gnocchetto, ma il cemento.

Non ce ne vogliano i nostri amministratori, ma Palestrina è noiosa, sonnolenta ed oggi più che mai lasciata (o abbandonata) a sé stessa e la responsabilità è solo loro.

Certo rimane la sua bellezza, non solo architettonica e storica, ma non basta. Occorre programmare, occorre saper sfruttare le risorse che ci sono state lasciate e fonderle con nuove necessità e desideri: possibile che nessuno si sia mai chiesto che diamine vogliano le persone? Di cosa potrebbero aver bisogno? Da cosa potrebbero essere attratte?

Oggi oltre al cibo ed alla cultura enogastronomica, ben rappresentata dai piccoli imprenditori della città, occorre dare un nuovo volto alla città, per renderla vivibile al massimo.

Sono cambiati i tempi e se non si è capaci di starvi dietro si soccomberà sotto di essi. Palestrina manca di molto, manca di spazi dedicati allo sport (pensateci, oltre il Basket – per fortuna che c’è e resiste- non abbiamo altro); manca di spazi dedicati alla musica (l’unico è il Mentelocale, privato); i parchi che abbiamo, sono spesso lasciati a sé stessi (anche qui, c’era bisogno di un’associazione che si prendesse cura del campo da basket dei ” giardini del Principe”? – e oggi, diciamocelo, per fortuna che c’è!), guardate Parco Matteotti, osservate Parco Cingolani, abbiamo più volte denunciato il degrado in pieno centro.

Palestrina manca di attrazioni per i più giovani e di attenzione all’ambiente; perché sono legate le cose, perché l’ambiente ed i giovani sono le uniche due categorie davvero proiettate al futuro, alle quali dovremmo porre la massima attenzione.

Palestrina manca di spazi verdi ad uso e consumo della popolazione (osservate la zona della 167, non vi avreste immaginato un bel parco verde, dotato di attrezzature per lo sport, giochi per bambini e una pista per la corsa?). Il verde urbano? Basta osservare le potature degli alberi per capire che è l’ultimo dei problemi che a Palazzo Verzetti si sono posti fino ad oggi. Si, potranno pensare che pulire due strade, capitozzare gli alberi o piantarne 10 (tranne rarissimi casi di singoli, intere amministrazioni se ne sono ben guardate dal farlo) significhi avere cura del verde, ma fare il compitino (peraltro male) è la causa dello sfacelo attuale.

Palestrina manca di turismo. Ah, qui si potrebbe aprire un capitolo infinito. Per anni ci hanno detto che la città se valorizzata a dovere, avrebbe potuto vivere di turismo. Noi lo diciamo da tempo, è una gran fesseria. Anche se qualcuno avesse le capacità di agganciare il paese a qualche tour operator di caratura internazionale, non potremmo vivere di solo turismo; la stessa natura della città – sub urbe in tutto e per tutto-, votata ai servizi, col cordone ombelicale ben agganciato a Roma non è una città che può vivere di turismo.

Ma si, e lo sottolineiamo, potrebbe vedere incrementare i locali, le strutture ricettive, i negozi e le attività ad esso legato e questo sarebbe linfa per il paese, sarebbe denaro per il paese e per ultimo ma non per questo meno importante, sarebbe un vanto per il paese: per la nostra storia e per la bellezza che ci circonda.

Quindi? Basta con questa ipocrita crociata contro i presunti traditori della patria, contro l’amministrazione del Commissario, contro le amministrazioni che hanno preceduto quella di appartenenza o contro presunte macchinazioni

Quindi? “Bando alle ciance”! La crociata contro l’amministrazione commissariale non ha alcun senso, figurarsi il presentarsi alla popolazione come “i salvatori della patria”, o le prossime amministrazioni metteranno mano al portafogli e soprattutto metteranno programmi e menti migliori a servizio della città, oppure difficilmente ne usciremo fuori.

Perché si, questo immobilismo è responsabilità della politica, di come ha sfruttato e messo il cappello su realtà precostituite o di come ha tentato il colpo di mano su altre.

Ma soprattutto è colpa di un avvilente pigrizia, quella pigrizia di chi non vuol governare i processi, di chi è privo di visione sulle cose ed in preda all’ego obeso di chi ce l’ha fatta e siede a Palazzo Verzetti, aspettando i fuochi d’artificio dei festeggiamenti di Sant’Agapito.

Ph. Credit: VISIT LAZIO

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Pubblicato da Matteo Palamidesse

Vicedirettore di Numerozero, giornalista dal 2006 con la grande passione per la fotografia. Metà casa in Italia, metà in Etiopia. Divide la sua vita tra lavoro, famiglia ed amici (pochi ma buoni).

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