di Gabriele Quaranta
L’Istituto Canossiano di Zagarolo celebrerà nei prossimi giorni l’ottantesimo anniversario della propria presenza in città.
Le suore di Maddalena di Canossa giunsero infatti a Zagarolo il 26 ottobre 1944, in un frangente di grandi difficoltà per la popolazione, che aveva visto nei mesi precedenti il passaggio del fronte di guerra conclusosi, il 4 giugno 1944, con la liberazione di Roma.
Erano stati mesi di paura, violenze e lutti: diversi bombardamenti avevano colpito l’abitato e i dintorni, devastando la stazione e la collegiata di San Lorenzo, i rastrellamenti tedeschi avevano coinvolto partigiani e civili, infine il violento passaggio dei goumiers francesi aveva scatenato la reazione locale, con decine di agguati ed esecuzioni sommarie che avevano costretto il comando alleato ad avvicendare rapidamente le truppe.
L’arrivo delle suore Canossiane era stato fortemente voluto da don Castolo Ghezzi, interessante e troppo poco nota figura di sacerdote impegnato in multiformi attività pastorali, subito messosi all’opera per la ricostruzione materiale e – soprattutto – morale della città.
L’evento dovette suonare come un positivo segnale di ripresa per la comunità cristiana zagarolese: da allora, in effetti, le Canossiane sono state nel corso dei decenni un sicuro riferimento per la vita religiosa e sociale di Zagarolo, ospitando attività parrocchiali e associazionistiche, il catechismo dei ragazzi e la formazione dei giovani.
La memoria della fondazione, che cadrebbe in autunno, sarà celebrata fin da questa primavera perché giunge in felice concomitanza con un’altra ricorrenza di primaria importanza per l’ordine stesso: duecentocinquanta anni fa, infatti, il 1° marzo 1774, nasceva a Verona la contessa Maddalena di Canossa, fondatrice dell’ordine che dal suo nome trae la comune denominazione, ma che ella aveva voluto chiamare Figlie della Carità canossiane.
Ben lungi dall’iconografia paludata e finanche mesta che i ritratti oleografici dell’epoca hanno imposto all’immaginario successivo, Maddalena fu invece donna di grande intraprendenza e libertà spirituale.
Poco più che ventenne quando l’Italia venne travolta dalle guerre napoleoniche, si trovò in seguito a vivere anche l’inizio dei moti risorgimentali, operando proprio in quella Verona – vertice del famigerato Quadrilatero – che diventava principale base della repressione asburgica.
In tanti rivolgimenti, ella aveva maturato una vocazione alla vita religiosa che trovava nel soccorso al prossimo e nell’esercizio della carità il proprio principale carisma.
Sostenuta da profonda fede, ma anche da grande tenacia e da non comuni doti organizzative, riuscì a superare le iniziali resistenze da parte della famiglia – che pure gestì e diresse, al momento della scomparsa del padre – e soprattutto delle autorità ecclesiastiche, più avvezze in quell’epoca ad avere a che fare con religiose piamente rinchiuse in monasteri di clausura.
Nel 1802 ottenne di aprire delle case di accoglienza per ragazze di strada e di dedicarsi alla loro istruzione, oltre che alla visita di poveri e ammalati: perché innanzitutto dall’istruzione – sosteneva – passava la redenzione anche sociale di quelle donne sfortunate.
Dal 1808 poi si stabilì con alcune compagne in un comune convento, mentre l’approvazione papale della regola sarebbe giunta solo vent’anni più tardi, da parte di papa Leone XII.
Beatificata nel 1941 da Pio XII, in piena Seconda Guerra mondiale, Maddalena di Canossa è stata poi canonizzata da Giovanni Paolo II nel 1988: la sua festa liturgica cade l’8 di maggio.
Duecentocinquanta anni dalla nascita della fondatrice, ottanta anni dall’apertura dell’istituto zagarolese: non si potevano non ricordare insieme due ricorrenze così importanti, e per questo sabato 16 marzo è stato organizzato a Zagarolo un pomeriggio d’incontro e di celebrazione, che si svolgerà presso la parrocchia di San Pietro apostolo, con la presenza di S.E. monsignor Mauro Parmeggiani, vescovo di Tivoli e Palestrina.