Contro il Cuore Napoli resa del Palestrina dopo un supplementare

di Massimiliano Rosicarelli

Al Cuore Napoli serve un supplementare, e qualche scelta arbitrale discutibile, per chiudere gara 3 e conquistare le Final Four di Montecatini.

Palestrina 79 -Napoli 83. Ore 23,34 di un venerdì 2 giugno in cui tutto è tremendamente vero. E’ notte fonda ma sembra pieno giorno, lungo la Pedemontana, dove le automobili quasi chiedono scusa ai secolari alberi per il disturbo, ma c’è un appuntamento di pura storia cittadina: la finale. La gara 3, per l’esattezza, della finale promozione per l’accesso alle final four di Montecatini. Roba d’altri tempi, attesa dalla cittadina laziale da 40 anni.
La serie dice Napoli 2, Palestrina 0 e sappiamo tutti come: per forza sportiva avversaria, mai messa in dubbio, ma anche per fischietti che hanno giovato ai partenopei anche a Palestrina e, lo diciamo con quell’umiltà e sportività che si riconosce a questo Napoli, capace di espugnare solo al supplementare, un PalaIaia bollente e colmo all’inverosimile.

E’ profondamente ingiusto quello che è successo, la Palestrina cestistica con una gara vietata ai deboli di cuore approccia malissimo l’inizio finendo facile preda di tutti gli avversari napoletani che, a turno, siglano bombe da 3 a ripetizione facendo ammutolire la Pedemontana con un passivo di  22 punti da recuperare dopo soli 12 minuti di gioco. Napoli, per quasi 2 tempi, ha dimostrato di meritare il passaggio del turno al cospetto di un avversario, Palestrina, spronato dal suo pubblico e da un Gianluca Lulli inizialmente silenziosamente furibondo ma pronto a esplodere come un Vulcano a fine gare, inveendo e non poco contro una coppia arbitrale al limite del disgustoso e figlia di un fenomenale potere organizzativo di una macchina che fa acqua da tutte le parte con una carenza di idee spaventosamente reale.

Palestrina recupera i 22 punti di svantaggio, annichilisce Napoli nel terzo periodo, si porta anche a +7, poi +5 ma sbaglia le cose più semplici permettendo all’avversario, gentilmente aiutato dalle giacchette nere (ammettiamolo che non è reato dire la verità in questo Mondo di tardivi populisti) ma riesce a portare il quotato avversario al supplementare sino ad arrendersi sempre per i tiri liberi concessi chissà come a giocatori partenopei che sono stati esemplari nell’istigazione, nell’astio e nella prepotenza rivolta ad un pubblico di casa mai domo. Sul campo è vero che Palestrina ha mancato di lucidità, ma è uscita a testa alta, altissima e con molto rammarico perchè poteva vincere, doveva vincere.

Il Palestrina differenza delle altre squadre di B che escono con avversari molto più deboli ha dimostrato in poco più di un anno di potersela giocare con le più forti, anche con questo Napoli che avrà pure dei presunti campioni tecnicamente parlando ma che dovrà educarli a rispettare la gente che, fuori casa, li va a vedere da avversari. Cosa dire di più? E’ mancata un poco di fortuna, un poco più di imparzialità arbitrale e un poco di maturità da parte di gente come Rischia e Rossi dai quali, onestamente, per quanto valgono, ci si aspettava di più. Come del resto non si possono criticare questi ragazzi che hanno dato l’anima per tutto l’anno rispondendo presente sempre, anche nei momenti difficili e soprattutto ad onor del vero, la dirigenza aveva chiesto di alzare l’asticella dopo la semifinale dell’anno scorso. Detto, fatto, si è arrivati in finale e ci sono i presupposti per fare quel passo in avanti l’anno prossimo, sempre programmando da oggi, si da oggi, il presente e il futuro che non manca di tocco e di impegno ma manca di personalità pratica con l’innesto solido di un maggiore colosso di esperienza. Già, l’esperienza che Palestrina ieri sera ha salutato in un nome Filippo e in un cognome, Gagliardo. Il capitano ha detto stop ai parquet dopo una carriere straordinaria e siamo certi che, amando Palestrina, sarà imminente l’ufficialità nell’ingresso ai piani alti delle stanze del PalaIaia con un incarico meritevole di quanto ha dato e ricevuto con questi colori. E po? Poi la gente, la miriade di gente che questo Palestrina ha portato a Palestrina senza distinzioni di nulla. C’era l’imprenditore e l’amministratore di condominio, c’era il fabbro e l’elettricista, c’era il pensionato e il disoccupato. C’era tutto l’essere orgoglioso del prenestino che lavora onestamente, che paga le tasse e che pur stando in pensione ha preso la macchina, l’ha parcheggiata tra i secolari alberi della Pedemontana incurante di ricevere anche la contravvenzione a breve.

Quando il Palestrina c’è lo si vede proprio dal seguito della gente sui cui ripartire, infischiandosene se non c’era l’Assessore allo Sport o il Sindaco e se c’erano altri Assessori o il Vice Sindaco. Palestrina, seppur vedova metaforicamente parlando di certe Istituzioni, è presente ugualmente e il pianto di questi ragazzi a fine gara non deve essere delusione, ma un grazie perchè arrivare in finale è un punto di partenza e non di arrivo. Ed allora in primis a Gianluca Lulli e a tutto il Suo staff, a voi ragazzi, a Voi dirigenti giunga un grazie che non deve essere come la parola che leggiamo al termine di un fil, FINE, ma FORZA, si riparta subito con una programmazione solidissima già da queste ore post gara 3. Agli amici di Napoli i complimenti tecnici per questi bei canestri e giocate viste, ma certi atteggiamenti provocatori di certi cestisti non ci onorano nel seguire questo magnifico sport di cui siamo orgogliosi si aver 10 ragazzi educati che giocano e perdono pure, ma che rispettano sempre la maglia che portano e la gente che li va a vedere, tanto i loro che i tifosi opposti.

TABELLINI

CITYSIGHTSEEING PALESTRINA: Rischia 5, Rossi 11, Molinari, Drigo 12, Pederzini 21, Vangelov , Serino 7, Brenda 6, Gagliardo 5, Montanari 12. All. Lulli
GENERAZIONE VINCENTE NAPOLI: Rappoccio 4, Murolo 3, Barsanti 6, Mastroianni 7, Ronconi , Matrone 2, Maggio 13, Visnjic 20, Nikolic 22, Marzaioli 6. All. Ponticiello
Parziali: 20-36, 35-47, 55-60, 74-74, 79-83 dopo il tempo supplementare

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