Metro C, truffa da 1,8 miliardi

Saltato il coperchio, la Procura valuta in 1,8 miliardi di euro l’ammontare della truffa messa in atto da uomini di Roma Metropolitane, Metro C e vertici del Comune di Roma.

Tra gli indagati Guido Improta, allora Assessore alla mobilità del Comune di Roma, accusato di concorso in truffa aggravata, per aver sostenuto l’atto attuativo dei costi, con il placet di Ettore Incalza, ex capo della Struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (già indagato dai pm di piazzale Clodio nell’inchiesta gemella sulla metro C).

Si perché i costruttori avevano intentato un contenzioso contro i gestori, gonfiando i costi di lavoro e produzione. Il contenzioso si sciolse con il riconoscimento da parte del Comune di 320 milioni di euro, che oggi la Procura definisce “non dovuti”.

L’atto attuativo venne firmato il 9 Settembre 2013, ma tre giorni prima, il 6 Settembre, presso il Ministero si tenne una riunione tra Improta, Incalza e i vertici di Roma Metropolitane.

Fu proprio Improta ad avvertire i costruttori di andare avanti con l’atto attuativo, perché il Ministero avrebbe stanziato i fondi necessari, ufficialmente il 10 Settembre 2013.

Non tutti furono collusi al sistema. Le carte dell’inchiesta descrivono bene l’operato dell’ ex-assessore al Bilancio, Daniela Morgante, che proprio in merito alla firma dell’atto attuativo aveva denunciato all’allora sindaco Ignazio Marino la sua totale contrarietà; l’operato dell’ex-capo del dipartimento della Mobilità, Giovanni Serra, che si rifiutò di firmare l’atto attuativo e — al ritorno dalle ferie — si trovò trasferito a gestire i punti verde qualità.

Lo stesso accadde all’ex-ad di Roma Metropolitane, Federico Bortoli, cacciato con dall’azienda e a Massimo Palombi e Luigi Napoli, rispettivamente ex-presidente e direttore generale di Roma Metropolitane, sbattuti fuori da roma Metropolitane.

Pubblicato da Matteo Palamidesse

Vicedirettore di Numerozero, giornalista dal 2006 con la grande passione per la fotografia. Metà casa in Italia, metà in Etiopia. Divide la sua vita tra lavoro, famiglia ed amici (pochi ma buoni).

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