Con un provvedimento ad hoc del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, si è proceduto all’espulsione dall’Italia di Fetouh Moustafa Matar, 31 anni, arrestato lo scorso anno per terrorismo.

L’uomo era finito in manette per terrorismo insieme al fratello maggiore Hathem, 38 anni, (in Italia dal 2003 ed attualmente ancora in carcere), con il quale gestiva una frutteria a Colleferro. I due erano stati considerati pericolosi per la sicurezza dello stato ed arrestati dai Carabinieri del Ros.

I due erano stati trovati in possesso di video con istruzioni tecniche per attentati, tra cui “l’enciclopedia degli esplosivi” o la “distruzione della Croce“, materiale finalizzato all’utilizzo di pistole e armi convenzionali e non convenzionali, di gas velenosi, detonatori e sostanze incendiarie, il tutto – come si leggeva nel capo di imputazione – “per il compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi pubblici essenziali“.

Il 31enne esaltava il jihad, la guerra santa contro gli infedeli, gli attentati terroristici compiuti in Europa, propagandava la supremazia dell’Islam e dello stato islamico.

Le forze dell’ordine hanno seguito gli spostamenti dei due fratelli per anni ed hanno monitorato i profili social dei due egiziani, sui quali sono state rinvenute parole di giubilo per lo sgozzamento del giornalista americano James Wright Foley, avvenuta a Raqqa nell’agosto del 2014.

Seguendo le tracce dei fratelli Matar gli uomini della Digos erano arrivati al «fratello Ahmad Alì», un contatto diretto ed interno allo Stato Islamico.

L’uomo è stato rintracciato a Modena dalla Digos e dagli uomini della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione e la Direzione Centrale e l’Ufficio dell’Immigrazione nella serata di giovedì, non risultando reperibile presso l’abitazione di Valmontone nella quale risiedeva con la cognata.

I due “combattenti virtuali” dello Stato islamico,  erano destinatari di un provvedimento di espulsione già dallo scorso anno, ma un provvedimento del Tar del Lazio che aveva accolto la richiesta dell’avvocato degli egiziani, ne aveva bloccato l’applicazione.

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Pubblicato da Matteo Palamidesse

Vicedirettore di Numerozero, giornalista dal 2006 con la grande passione per la fotografia. Metà casa in Italia, metà in Etiopia. Divide la sua vita tra lavoro, famiglia ed amici (pochi ma buoni).

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