di Albino Lucarelli
È doveroso, dopo un articolo apparso sulla testata online montiprenestini.info, fare alcune precisazioni sulla popolazione dei lupi sui Monti Prenestini.
L’articolo che porta la data del 3 giugno 2019, postava un video in cui si sottolineava che i lupi ripresi erano “a passeggio tra le campagne di Valmontone e Genazzano”. Il video in questione era da qualche mese già condiviso in tutta Italia, facendo apparire quei lupi nelle più disparate località della penisola. La cosa grave, non è non aver vagliato le fonti, ma è aver trattato un argomento “spinoso” come quello della presenza del lupo in maniera estremamente superficiale.
In Italia la questione della gestione e salvaguardia di Canis Lupus, è un argomento molto delicato che vede università, istituti, amministrazioni e governi districarsi tra mille problematiche cercando si affrontare il tema con il dovuto approccio scientifico. Le fake news utilizzate spesso in maniera strumentale non fanno altro che indirizzare la discussione in una direzione che non è funzionale alla gestione della specie lupo e della sua problematicità; specie che, non bisogna dimenticarlo, nella seconda metà degli anni settanta si era quasi estinta in Italia soprattutto per l’accentuato conflitto con l’uomo..
Sul loro profilo facebook alcuni utenti hanno evidenziato “tale distrazione” richiedendo una rettifica dell’articolo https://www.facebook.com/253597776466/posts/10155848766351467/a
Ad oggi da montiprenestini.info non hanno ritenuto di rispondere a tale invito, nonostante le più di 400 condivisioni che stanno diffondendo una notizia falsa e perniciosa.
Abbiamo contattato alcuni volontari impegnati da decenni nel monitoraggio della popolazione dei lupi sui monti prenestini per avere la loro opinione.
Oltre a ribadire la necessità di mantenere alta l’attenzione sulle fake news ci hanno illustrato quale sia effettivamente la situazione.
Innanzi tutto, a fronte dell’articolo in questione che sostiene il tornare ad affacciarsi dei lupi, bisogna fare una sostanziale correzione, il lupo sparisce dai monti prenestini dopo in secondo dopoguerra e riappare nei primi anni del 2000 (anche se probabilmente tali territori sono stati sempre un luogo privilegiato di passaggio) quando una coppia vi si stabilisce riproducendosi, dando vita ad un branco e sancendo così il ritorno e la presenza stabile.
Oggi sui monti prenestini è presente un unico branco che varia per numero a seconda delle dispersioni (naturale processo di conquista di nuovi territori), dei decessi per cause naturali e delle uccisioni (bracconaggio, bocconi avvelenati ecc.); il territorio è costantemente “tenuto sotto controllo” dai membri del branco che contiene naturalmente il numero dei lupi che lo compongono in base a una serie di parametri che vanno dall’ampiezza dell’areale alla disponibilità di prede.
Avere un metodo scientifico sui temi ecologici ed in particolare su quelli della biodiversità, di cui il lupo è elemento assai importante e indicativo, è necessario non solo per un approccio corretto, ma anche, nel caso specifico, per adottare sistemi di gestione della fauna selvatica problematica senza creare false conoscenze e inutili allarmismi
Ad oggi i Monti Prenestini si stanno ripopolando di specie molto interessanti dal punto di vista naturalistico come il corvo imperiale, il biancone, il capriolo e diverse altre. Si tratta di ripopolamenti avvenuti in modo del tutto naturale che se non supportati da una corretta politica di informazione, tutela e valorizzazione potrebbero essere presto vanificati e impedire così per decenni o per sempre il ritorno di molte specie nei nostri monti.
Per i motivi di cui sopra questi volontari ci hanno rivolto un appello al fine di valutare sempre con attenzione le fonti che riportano notizie sul lupo perché spesso, oltre all’errore (ammissibile), potrebbero celarsi interessi e intenzioni spesso nocive per l’ambiente e la biodiversità.
Aggiungono infine che scrivere di 4 lupi che passeggiano nella campagne fra Valmontone e Genazzano significa far credere che in quei luoghi si sia formato un nuovo branco, con tutte le conseguenze del caso, anche facilmente immaginabili, considerata l’antropizzazione e i molti allevatori che vi conducono la loro attività nonchè il periodo coincidente con una fase molto importante nella biologia di questa specie.
Ad oggi sappiamo invece solo che dei lupi solitari frequentano anche quelle aree, non sappiamo se in dispersione o perché vogliano stabilirvisi. Il fenomeno va monitorato e studiato; occorre che gli enti preposti svolgano il loro ruolo di sensibilizzazione sul possibile ritorno del lupo in modo efficace e capillare al fine di assicurare certezze e interventi specifici qualora necessario.
Fare altro è trattare con superficialità, quando non con dolo, un tema delicato che spesso accende passioni irragionevoli. Mentre su questo tema, lo ripetiamo, occorre favorire un confronto pur serrato, ma sempre fondato su dati scientifici.
per gentile concessione: