Colonna, Cappellini: “Il dindarolo deve essere demolito” Intanto si pensa a come rimpiazzarlo

Le violente scosse sismiche, che da agosto hanno colpito il centro Italia, hanno provocato conseguenze anche al comune di Colonna peggiorando ancor di più la già precaria situazione del Serbatoio Idrico Sopraelevato, o “dindarolo”, sito nel centro storico.

Il 4 novembre si è tenuta, presso il Comune di Colonna, una importante riunione tra i rappresentanti dell’amministrazione comunale ed i Responsabili tecnici dell’ACEA ATO 2 in merito allo stato del serbatoio.

Riunione che è culminata con l’emissione, in data 7 novembre, dell’ordinanza di demolizione per pubblica incolumità del dindarolo.

Il serbatoio, costruito nel 1952, versa da anni in condizioni di scarsa stabilità, per questo è stato circondato da ponteggi.

Il serbatoio idrico sopraelevato di Colonna, si può leggere in una nota, fa parte degli impianti acquisiti da ACEA ATO 2 dal Consorzio Doganella sin dal 2006.

L’ACEA nel 2009 aveva elaborato un progetto per la ristrutturazione, per un costo superiore al milione di euro, che prevedeva, il consolidamento strutturale e il riutilizzo del centro idrico ai fini della funzionalità idraulica.

Ma la Soprintendenza non autorizzò l’intervento perché “avrebbe alterato in misura ancora più marcata la percezione dei luoghi storici”, autorizzando la sola messa in sicurezza.

L’amministrazione comunale nel corso degli anni ha continuato a monitorare e sollecitare rapide richieste di interventi e di messa in sicurezza, soprattutto al fine di rendere possibile il mantenimento del serbatoio idrico sopraelevato divenuto storicamente uno dei simboli di Colonna.

Solleciti che sono aumentati con la scossa del 24 agosto fino ad arrivare a quella del 30 ottobre. In tale data, si legge nell’ordinanza sindacale, “su richiesta urgente da parte dell’Amministrazione, a seguito dell’evento sismico, si è avuto sopralluogo da parte dei tecnici ACEA ATO 2”. 

Non essendo, quello del serbatoio idrico, un impianto costruito come opera antisismica e non essendo possibile, date le sue caratteristiche, adeguarlo alle norme antisismiche vigenti, il sindaco Cappellini ha ritenuto necessario per garantire la sicurezza e l’incolumità dei cittadini emettere ordinanza di demolizione.

Demolizione che dovrà avvenire entro 60 giorni dalla data di notifica dell’ordinanza, mentre già si pensa a come sfruttare quel pezzo di via del Plebiscito che ACEA ATO 2 dovrà restituire al Comune.

 

 

 

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